(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 mar. - "Che si tratti di una
montatura ormai e' evidente, perche' quando si legge che la
figlia piccola del presidente di un'associazione di consumatori
di una citta' viene portata al cinema, guarda caso da coloro che
suggerivano di non farlo, a vedere un film in 3D e il giorno dopo
sta mele, e da li' nasce un certo tipo di contestualizzazione, fa
molto pensare ad una famosa frase di Andreotti che a pensar male
si sbaglia, ma molto spesso ci si azzecca". Cosi' Paolo Protti,
presidente dell'Anec, l'Associazione nazionale esercenti cinema,
commenta a CNRmedia la vicenda che ha indotto il ministero della
Salute a sconsigliare, con una circolare, l'uso degli occhiali 3D
fino ai 6 anni di eta'.
"Negli Stati Uniti, da cui e' partito questo fenomeno, le
proiezioni di film in 3D avvengono con le varie tecnologie e
senza problemi per gli utenti- aggiunge Protti- Siamo in presenza
di un caso del tutto italiano, che va bene se ci porta a prendere
misure che danno maggiori garanzie ai nostri spettatori, ma non
va bene se sono invece iniziative prese per altri fini e che
vanno ad incidere negativamente sul consumo di questo tipo di
cinematografia".
(Wel/ Dire)