(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 12 mar. - Piu' sole nella
nostra vita. E' il consiglio dei ricercatori dell'Universita' di
Copenaghen che hanno scoperto il ruolo di estrema importanza che
la vitamina D, la cui fonte principale e' appunto costituita dai
raggi solari, svolge all'interno del sistema immunitario,
attivando le cellule T (timo) del nostro organismo. Lo studio,
pubblicato sulla rivista scientifica "Nature Immunology" e
riportato sul notiziario europeo Cordis, rivela che per mettere
in atto il proprio compito protettivo le cellule T hanno bisogno
di una certa percentuale di vitamina D nel sangue. Le cellule T
sono un tipo di leucociti che reagiscono alle infezioni che si
producono nell'organismo, ma per poterlo fare, per potersi
trasformare da dormienti in attive, necessitano del fondamentale
apporto della vitamina D, in assenza del quale rimangono
"spente". Ne spiega il funzionamento Carsten Geisler, professore
presso l'Universita' di Copenaghen: "Quando una cellula T e'
esposta a un agente patogeno esterno, essa attiva un dispositivo
di segnalazione o 'antenna', noto come recettore della vitamina
D, con cui cerca di individuare la vitamina D. Cio' significa che
le cellule T hanno bisogno della vitamina D, altrimenti la loro
attivazione cessera'. Se le cellule T non riescono a trovare
abbastanza vitamina D nel sangue, neanche inizieranno a
mobilitarsi". Come detto, la vitamina D viene "assunta"
soprattutto attraverso l'esposizione ai raggi del sole, ma se ne
trova traccia anche in alcuni alimenti, come il salmone, il tonno
e lo sgombro, e in dosi minori, nei formaggi, nel latte e nelle
uova."Gli scienziati sanno da tempo che la vitamina D e'
importante per l'assorbimento del calcio - spiega Gesler - e che
essa sembra anche coinvolta in malattie come il cancro e la
sclerosi multipla. Ma cio' che ancora non si sapeva e' quanto sia
fondamentale per l'attivazione del sistema immunitario." La
ricerca potrebbe rivelarsi importante per capire meglio i
meccanismi di funzionamento della risposta immunitaria
dell'organismo.
"I risultati saranno particolarmente utili nello sviluppo di
nuovi vaccini- continua lo studioso- che funzionano proprio sulla
base sia di abituare il nostro sistema immunitario a reagire, che
di sopprimere le difese naturali dell'organismo in situazioni in
cui questo e' importante, come ad esempio nel caso di trapianti
di organi e malattie autoimmunitarie".
(Wel/ Dire)