CONFERENZA SUI RETROVIRUS: LE TERAPIE TARDIVE SONO UNA BARRIERA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 5 mar. - Nuovi studi
scientifici hanno rilevato che molti pazienti sieropositivi
africani iniziano le cure troppo tardi perche' queste possano
risultare efficaci. Studi dal Sud Africa, dall'Uganda e dallo
Zimbabwe presentati alla recente diciassettesima Conferenza sui
retrovirus e le infezioni opportunistiche a San Francisco, hanno
tutti rilevato che l'iscrizione tardiva dei pazienti alle terapie
antiretrovirali di prolungamento della vita (Art) costituisce una
barriera significativa ai programmi di cura. "Nel corso di ogni
anno solare, vediamo un numero crescente di pazienti che si
iscrivono al programma," ha detto Susan Ingle dell'universita' di
Bristol nel Regno Unito, coautrice di uno studio sulla mortalita'
prima dell'inizio delle terapie nella provincia dello Stato
Libero del Sudafrica. "Tuttavia, ci sono ancora molte morti che
avvengono nel periodo di attesa di inizio delle cure; queste
morti avvengono con piu' probabilita' nei pazienti
immuno-soppressi". I pazienti con un sistema immunitario piu'
forte - stimato su un piu' alto numero di cellule Cd4 per
millimetro cubo di sangue - non erano controllati con una
frequenza sufficiente a inserirli nelle terapie al momento
giusto, ha detto Ingle.
Durante lo studio, quasi 3 mila dei 22 mila partecipanti
avevano un numero di Cd4 maggiore di 250 - quella che allora era
la soglia nazionale stabilita - e non avevano quindi iniziato le
terapie immediatamente. "Il tempo medio per il loro successivo
controllo di Cd4 era di sei mesi; tuttavia, in questo tempo i
pazienti hanno subito una diminuzione media delle cellule Cd4 di
113," ha aggiunto Ingle. "Quando questi pazienti sono stati
controllati di nuovo, una grossa parte di loro era scesa molto al
di sotto della soglia di idoneita' alle terapie".
I pazienti con un numero di Cd4 inferiore a 200 sono ad alto
rischio di infezioni opportunistiche. L'Organizzazione mondiale
della sanita' ha rivisto di recente le proprie linee guida sulle
terapie e si e' raccomandata che le cure inizino prima, a un
livello di Cd4 di 350. Ingle ha osservato che un altro problema
significativo e' la mancanza di controlli successivi, quando i
pazienti che cominciano le terapie per l'Hiv compaiono per una
prima visita e non si presentano piu'. Nella presentazione delle
scoperte delle prove in Uganda e Zimbabwe per lo sviluppo di una
terapia anti-retrovirale (Dart) in Africa, Paula Manderi
dell'Istituto di ricerca dei virus in Uganda ha affermato che i
pazienti che iniziano le terapie con un numero molto basso di Cd4
non erano in grado di recuperare livelli superiori a 250 nel loro
sistema immunitario. "Se un paziente aveva ancora un numero di
Cd4 minore di 50 cellule dopo un anno di terapia, c'e' solo un 9%
di possibilita' che possa tornare ad avere 250 cellule," ha
dichiarato.
Un numero di cellule inferiore a 125 dopo un anno di terapie
e' stato identificato come il punto limite in cui era improbabile
che i pazienti raggiungessero le 250 cellule. "I nostri dati
evidenziano l'importanza di una diagnosi preventiva estesa e un
inizio di terapie precedente a un livello piu' alto di Cd4," ha
detto Manderi. Ingle ha suggerito che la mortalita' pre-Art
potrebbe essere ridotta da una ricerca veloce dei pazienti
maggiormente immunodeficienti, aumentando l'idoneita' alle cure
in linea con le nuove prescrizioni dell'Organizzazione mondiale
della sanita' e migliorando il monitoraggio e la ritenzione di
pazienti ancora non idonei alle Art. Secondo l'Organizzazione
mondiale della sanita', quasi 3 milioni di persone nell'Africa
sub-Sahariana sono iscritte a programmi di Art, ovvero il 44%
della popolazione che ha bisogno di terapie.
(Wel/ Dire)