I CALCIATORI PROFESSIONISTI SI AMMALANO 11 VOLTE DI PIU' DI SLA
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 25 mag. - Una relazione tra
calcio e Sla, Sclerosi laterale amiotrofica, esiste. Un dato di
fatto e' che i calciatori italiani si ammalano e muoiono piu' di
Sla rispetto al resto della popolazione generale, e non sappiamo
ancora il perche'. Tali sono i risultati degli studi
epidemiologici italiani pubblicati 5 anni fa e che tuttora non
sono stati smentiti. Ma la ricerca ha bisogno di finanziamenti
per progredire, finanziamenti ad oggi irreperibili, cosi' tutto
e' immobile. Non ci sono risorse perche' non c'e' interesse,
denuncia oggi Viva la vita onlus, associazione di familiari e
malati di Sla che punta il dito sull'occasione sprecata di una
ricerca tutta italiana che potrebbe dare ulteriori importanti
risultati.
Al 1998 risale l'indagine giudiziaria commissionata dal
procuratore aggiunto di Torino Raffaele Guariniello: furono
eseguite due indagini epidemiologiche con lo scopo di verificare
se tra i calciatori professionisti il doping potesse aver causato
un rischio maggiore di contrarre la malattia, una condotta
dall'Universita' di Torino su 7mila calciatori di serie A e B,
l'altra condotto dall'Istituto superiore di sanita' su 24mila
calciatori di serie A, B e C.
Entrambi gli studi mostrarono un alto rischio di Sla nei
calciatori professionisti: di 7 volte maggiore rispetto al resto
della popolazione nella ricerca di Torino, di 11 volte in quella
dell'Iss. Quest'ultimo ha analizzato anche tutte le altre cause
di morte riscontrando, ad esempio, una frequenza di alcuni tumori
all'apparato digerente di circa 2 volte in piu' rispetto alla
popolazione generale. Ma da allora la ricerca di e' fermata e dal
2005 in Italia non c'e' stato nessun bando di ricerca destinato
alla comprensione del fenomeno.
E se la Federazione italiana gioco calcio ha istituito una
Commissione scientifica sul tema e "quindi sembrerebbe che gli
studi siano andati avanti" dice Viva la vita onlus, in realta'
non e' cosi': la Figc ha finanziato la ricerca su un recettore
che, pero', non avrebbe nulla a che vedere con il rapporto tra
calcio e Sla.
Accanto a tutto questo regna la grande disinformazione,
evidenzia ancora l'associazione Viva la vita onlus, che banalizza
i risultati fin qui ottenuti.
Un appello di familiari e malati a riprendere le indagini,
insomma, a investirci risorse, e a non far cadere nel
dimenticatoio - come sarebbe facile, visto il vastissimo giro di
interessi economici che ruota intorno al mondo del calcio, anzi
che agli alti livelli ne e' la sostanza stessa - un percorso di
conoscenza tanto importante.
"E' probabile che abbiamo intercettato l'inizio di una curva
epidemica. Abbiamo per le mani uno dei piu' grandi
gruppi-campione della storia della medicina, con un fenomeno
molto probabilmente in aumento, una sorta di esperimento naturale
che e' avvenuto o sta ancora avvenendo e nessuno muove un dito"
dice Nicola Vanacore, ricercatore neuroepidemiologo del Centro
Nazionale di Epidemiologia e Sorveglianza della Salute
dell'Istituto Superiore di Sanita' ed autore, con altri, di uno
dei due studi epidemiologici sul tema commissionati dal
procuratore Guariniello.
(Wel/ Dire)