DISABILITÀ. ISTAT: BUONE LEGGI, MA RESTA LA MARGINALIZZAZIONE
"AMMINISTRAZIONI LENTE A RECEPIRE LE NORME, RISORSE SCARSE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 mag. - Una legislazione in
molti ambiti all'avanguardia, ma una vita reale ancora
estremamente difficile, caratterizzata da una forte carenza di
servizi e assistenza, da grandi problemi nell'inserimento
scolastico e lavorativo, da forti elementi di esclusione e
marginalizzazione. Con la vivacita' delle persone piu' giovani
nei settori della partecipazione politica, dell'associazionismo e
della comunicazione a rappresentare uno dei pochi aspetti
positivi per sperare in un futuro migliore.
E' un'analisi a due facce quella presentata dall'Istat nel
volume "La disabilita' in Italia", 250 pagine di dati e analisi
(aggiornati al 2005) sulle condizioni di salute, l'esperienza
lavorativa, le relazioni familiari e, piu' in generale, il
livello di partecipazione sociale delle persone con disabilita'
nel nostro Paese. Da un lato, vengono messi in rilievo i
progressi compiuti dalle politiche di inclusioni, soprattutto con
riguardo agli interventi legislativi che hanno portato negli
ultimi vent'anni all'approvazione di leggi "che pongono l'Italia
all'avanguardia fra i paesi europei": la 104/92 sull'inclusione,
la 68/99 sull'inserimento lavorativo, la 328/00 sull'integrazione
socio-sanitaria.
Eppure - afferma l'Istat - "permangono numerosi problemi, dovuti
probabilmente alla lentezza delle amministrazioni nel recepimento
delle norme e alla scarsita' di risorse finanziarie a
disposizione dei governi locali competenti in materia sociale".
Una delle conseguenze messe in evidenza dall'istituto di
statistica e' che "nel nostro paese il principale strumento di
supporto alle persone con disabilita' e alle loro famiglie e'
rappresentato dal sistema dei trasferimenti monetari, sia di tipo
pensionistico sia assistenziale". Per il rapporto "perdura
inoltre la carenza di servizi e assistenza formale da parte del
sistema sociale e questo deficit ricade inevitabilmente sulle
famiglie, che continuano a farsi carico della maggior parte delle
attivita' di cura e di aiuto ai loro componenti in condizione di
disabilita'".
Quanto alle politiche sull'inserimento scolastico e lavorativo,
esse - affermano i ricercatori - "non hanno ancora conseguito
pienamente gli obiettivi prefissati, come testimoniano i dati sui
livelli di istruzione delle persone con disabilita',
sensibilmente piu' bassi rispetto al resto della popolazione, e
sul numero di occupati che non sono ancora in linea con il resto
del paese". Del resto, il basso numero di quanti sono disposti a
lavorare indica "una persistente sfiducia verso la reale
possibilita' di svolgere una vita lavorativa a causa delle
limitazioni imposte dalla condizione di salute e delle barriere,
culturali e ambientali, che si frappongono tra le persone con
disabilita' e il mondo del lavoro". Non va meglio su altri
ambiti, come quello legato alle difficolta' nei trasporti
pubblici, che disegnano un quadro in cui "la mancanza di
autonomia costituisce un elemento di esclusione e
marginalizzazione". Fra i pochi punti positivi, invece, l'Istat
mette in rilievo che "il segmento giovanile si manifesta
particolarmente vivace negli ambiti della partecipazione politica
e dell'associazionismo, ma anche nell'utilizzo delle nuove
tecnologie della comunicazione e dell'informazione".
I dati e le analisi presentate dal rapporto rendono evidente in
definitiva, secondo l'Istat, che "la disabilita' non e' solo una
condizione ineluttabile, frutto di problemi di salute, ma anche
la conseguenza dell'interazione con un ambiente spesso ostile",
richiamando cosi' al ruolo e alla responsabilita' delle politiche
sociali, da finalizzare proprio all'abbattimento di ogni ostacolo
al processo di inclusione delle persone con disabilita' nel
tessuto sociale.
(Wel/ Dire)
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