IL PRESIDENTE PAOLINI: "INEFFICIENZE IL 50% DEI COSTI TOTALI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 mag. - Cinquecentocinquanta
case di cura private su milleduecento ospedali per
quarantaseimila posti letto dove scelgono di essere ricoverati
annualmente un milione e quattrocentomila italiani. Sono numeri
di Enzo Paolini, presidente dell'Aiop, l'Associazione italiana
ospedalita' privata, sulla realta' ospedaliera privata in Italia.
Intervistato da www.quotidianosanita'.it, accusa: "Troppi sprechi
nel Ssn. La politica si assuma le sue responsabilita'".
Uno degli ingredienti della sua ricetta per riportare il
sistema in 'carreggiata' e' l'ente terzo. "Trasparenza, tariffe
piu' adeguate e monitorate sono essenziali ma per dare un
effettiva svolta al sistema in chiave di efficienza ed effettiva
competitivita' occorre che le Asl si liberino della gestione
diretta. Oggi sono controllori di se' stesse. Noi al contrario
pensiamo si debba ricorrere a un ente terzo, che possiamo
immaginare di livello regionale oppure in capo alle singole Asl,
che incarni la funzione di governance pubblica del sistema
sanitario". Idee chiare su chi eroghera' le prestazioni: "Gli
stessi soggetti pubblici e privati che le erogano oggi ma con la
differenza di essere messi sullo stesso piano e di operare con le
stesse regole e le stesse tariffe e di rispondere appunto a
questo ente terzo- dice Paolini- Un ente estraneo alla gestione e
agli interessi che ne conseguono, che valutera', programmera' e
scegliera' con chi continuare a lavorare in base alla qualita' e
al costo che ogni singola struttura sara' in grado di garantire".
Prosegue il presidente Aiop: "Quelle proposte sono diventate un
vero e proprio articolato di legge che come lobby abbiamo messo a
punto e presentato alle istituzioni... Non ho alcun problema a
definirmi un lobbista. Anzi sono orgoglioso di essere stato
chiamato 'un lobbista coi fiocchi', come mi apostrofo' Giuliano
Ferrara in risposta a una mia lettera al Foglio. Fare lobby, con
proposte chiare, esponendosi in prima persona a difesa delle
proprie prerogative e per valorizzare le proprie potenzialita'
per lo sviluppo della sanita', e' un'attivita' pulita e coerente
con il nostro ruolo di associazione nazionale. Se il problema e'
che in Italia solo a sentir parlar di lobby si pensa ancora al
diavolo... beh, non e' un problema mio".
Tornando alla proposta di legge, Paolini ha spiegato: "Le
intuizioni del rapporto 2009, sono ora diventate veri e propri
articoli emendativi al decreto legislativo 502 che abbiamo
recentemente illustrato al Governo, nella persona del
sottosegretario alla presidenza del Consiglio Aldo Brancher e al
Parlamento, in sede di Commissione d'inchiesta sugli errori
medici e sui disavanzi sanitari, dove abbiamo incontrato il
presidente Leoluca Orlando. In ambedue i casi abbiamo riscontrato
interesse. Vedremo. Noi andiamo avanti su questa strada. Ora
tocca alla politica uscire allo scoperto e affrontare finalmente
la questione degli sprechi e delle inefficienze nella sanita'
italiana. Tutti nel pubblico? Si'. Sprechi e inefficienze minano
purtroppo le tante eccellenze della sanita' pubblica e in alcuni
casi, come abbiamo documentato con una ricerca molto seria,
arrivano a rappresentare addirittura il 50% dei costi totali di
un ospedale, come avviene in Calabria. Una percentuale che
tradotta in cifre vuol dire mandare in fumo ogni anno oltre 700
milioni di euro solo in quella regione. E il problema non e' solo
del Sud Italia, perche' margini di inefficienza del 40% li
abbiamo in Piemonte e del 30% in Toscana e Marche".
Paolini prova ad individuare le cause del problema: "È
soprattutto politico. Ce ne vorrebbe di piu' nella sanita'. Ma
quella che fa gli interessi delle persone non i propri. E per non
parlare a vanvera le faccio un esempio concreto. Le Asl oggi sono
piu' macchine di consenso elettorale che soggetti di governance
pubblica. Gli ospedali, in molte regioni, sono la prima e unica
azienda in grado di dare occupazione... E non e' un fattore
negativo. Ma lo diventa se si invertono le finalita' facendo
diventare il dare occupazione lo scopo primario di un ospedale,
come abbiamo riscontrato in molti casi. Un esempio e' quello
dell'ospedale di Taurianova in provincia di Reggio Calabria, con
18 posti letto e 174 dipendenti, o Palmi, 29 posti letto, 209
dipendenti o Cetraro, sempre in Calabria 117 posti letto e 334
dipendenti".
Tornando alla politica, per Paolini "nella sanita' sembra aver
smarrito la capacita' di innovare di anticipare i bisogni e di
mettere a punto le soluzioni giuste. Nello stesso tempo si ferma
sulla soglia dei propri interessi immediati. Anche per questo non
si vogliono andare a vedere i conti reali e le possibilita'
alternative a un sistema che sconta troppe inefficienze e che
invece potrebbe radicalmente innovarsi con piu' qualita', minore
spesa e maggiore soddisfazione dei cittadini. Se c'e' buona
politica? Si. Credo nelle istituzioni e credo nella capacita' di
affrontare e risolvere i problemi. Ma serve un cambio di passo in
chiave piu' liberale, riscoprendo il coraggio riformatore dei
nostri nonni che negli anni '60 hanno trasformato un paese quasi
preindustriale in uno dei paesi piu' avanzati del mondo".
Su presunti illeciti nel rapporto tra Asl e case di cura, ha
spiegato: "Il fatto che un imprenditore abbia incontri con un
politico non puo' essere definito a priori come un male o
addirittura un illecito. Se questi rapporti sono chiari e
trasparenti nelle loro finalita' non ci sono problemi- dice-
Detto questo, ogni illecito va stroncato ma attenzione alla
caccia alle streghe. Non posso dimenticare quanto avvenuto ai
proprietari del San Carlo di Milano, accusati sei anni fa di aver
fraudolentemente falsificato le cartelle cliniche per far
lievitare i rimborsi. Oggi sono stati tutti assolti per non aver
commesso il fatto. Ma intanto la clinica sono stati costretti a
venderla".
Se e' possibile collegare business e qualita' nella sanita'?
"Assolutamente si'. Qualita', efficienza e profitto sono
assolutamente compatibili in sanita'. Per quanto riguarda
l'etica...c'e' molta ipocrisia. Quello del no al profitto in
sanita' e' un luogo comune superficiale. Se lo prendessimo alla
lettera dovremmo concludere che anche un medico trae profitto dal
suo lavoro. E allora che facciamo, non lo paghiamo?".
(Wel/ Dire)