IL GOVERNATORE DELLA PUGLIA: "SIAMO CULTURALMENTE SCONFITTI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 14 mag. - "Parlare di Franco
Basaglia oggi e' come parlare di un ufo". Queste le parole del
governatore della regione Puglia e leader di Sinistra ecologia e
liberta', Nichi Vendola, intervenuto questa mattina al congresso
di Psichiatria democratica, riunita da ieri a congresso a Roma
presso la sala Di Liegro nella sede della provincia. In una sala
talmente affollata da costringere la sicurezza a chiudere
l'accesso al pubblico, Vendola ha ricordato l'affermazione di un
paradigma securitario nel nostro paese e la sconfitta culturale
con cui la sinistra e' costretta a confrontarsi. "Nel mondo reale
e tra le giovani generazioni c'e' una forte difficolta' perche'
viviamo in un'epoca di manicomianizzazione molecolare" ha detto
il governatore della regione Puglia.
"C'e' come una sparizione degli oggetti che costituiscono la
sofferenza sociale", che viene "occultata" e "raccontata sotto
forma di cronaca nera quando viene raccontata". Per Vendola,
infatti, a vincere e' ormai "il paradigma della sicurezza fondata
sulla produzione di massa di fantasmi" ad opera sia "degli organi
di informazione che del dibattito politico".
"La poverta' e' insopportabile, perche' e' insopportabile in
tutte le ere di transizione", ha proseguito il leader di Sinistra
ecologia e liberta', ricordando come questo risponda alla
necessita' di avere un "capro espiatorio". Ma vittime della
discriminazione sono oggi anche le persone disabili: "Il
principale oggetto di bullismo - ha detto ancora - e' oggi la
persona disabile", vista come "portatrice di disvalore". Il
bisogno di una "diagnosi cosi' radicale" non dipende "da amore di
catastrofismo o dal pessimismo dell'intelligenza", ha
sottolineato ancora Vendola, aggiungendo che "il dramma non e'
della sinistra, e' che le sabbie mobili rappresentano la
condizione esistenziale della nostra societa'". "Non ho
intenzione di nutrire nostalgie", ha continuato il governatore.
"E per non morire nostalgia il primo gesto di onesta'
intellettuale e' dirci: siamo culturalmente sconfitti". L'unica
via di uscita, dunque, e' "guardare in faccia le variegate
ragioni di questa sconfitta" e "rimettere in pista un cammino".
(Wel/ Dire)