(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 mag. - Attualmente si stima
che nel mondo vi siano circa 2.000.000 di pazienti affetti da
insufficienza renale cronica sottoposti a trattamento dialitico.
Secondo un censimento della Societa' italiana di nefrologia
(Sin), svolto nel 2004, in Italia sono trattati circa 44.000
pazienti (170 nuovi casi per milione di abitanti ogni anno). Nel
Lazio al 2008 erano dializzati 4409 pazienti, di cui 892 avevano
iniziato la dialisi nel solo 2008. Sempre per quanto riguarda il
Lazio, circa il 60% dei pazienti in trattamento ha piu' di 65
anni. In Italia il preoccupante aumento di pazienti con malattia
renale in fase avanzata-terminale rende urgente la necessita' di
definire quale tipo di strategia terapeutica adottare, al fine di
assicurare il miglior interesse del malato contro due possibili
errori: quello di interventi eccessivamente aggressivi o,
all'opposto, quello della trascuratezza-abbandono terapeutico. E'
necessario, quindi, individuare dei criteri etico-clinici quanto
piu' possibile condivisi dalla comunita' scientifica in grado di
orientare l'approccio terapeutico-assistenziale nei singoli
pazienti. Riflettere su questo delicato aspetto della pratica
medica e' lo scopo del seminario "Dialisi sempre? Aspetti medici
ed etici dell'indicazione all'emodialisi", che si svolgera'
mercoledi' 12 maggio presso il policlinico "Agostino Gemelli" di
Roma. Nel corso dell'incontro, promosso dal Servizio di
emodialisi del Gemelli e dall'Istituto di bioetica
dell'Universita' Cattolica di Roma, verra' presentata una
proposta di linee-guida finalizzata a individuare in quali
pazienti la gravosita' complessiva del trattamento dialitico
sarebbe superiore ai benefici attesi e, in questo modo,
indirizzare il processo decisionale, soprattutto nei casi in cui
questo si presenti particolarmente complesso dal punto di vista
clinico ed etico. In sintesi, la proposta di linee-guida, dopo
aver introdotto e discusso alcuni criteri decisionali (presenza
di malattie concomitanti, prognosi, eta', sintomi e qualita' di
vita, stato cognitivo), fornira' alcune raccomandazioni relative
al processo decisionale che riguardano: la necessita' che tale
processo venga condotto all'interno di un modello relazionale di
decisione condivisa (shared decision making), l'opportunita' di
intraprendere anche un processo di pianificazione terapeutica
(advanced care planning), l'auspicabilita' di una precoce presa
in carico del paziente da parte del nefrologo (early referral),
la possibilita' di avvalersi, nelle situazioni di maggiore
incertezza clinica, di trattamenti dialitici di prova (short
trials), il ricorso alla consulenza di etica clinica nelle
situazioni maggiormente problematiche.
(Wel/ Dire)