IL CENTRO ITALIANO DOWN ONLUS DI GENOVA AIUTA L'INTEGRAZIONE
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 mag. - Dopo trent'anni al
montaggio dei circuiti elettrici delle locomotive alla Brown
Boveri di Savona, hanno deciso di andare a godersi la meritata
pensione nelle amene terre della riviera di Levante o nelle
campagne dell'entroterra ligure. Giovanni e Claudio (nomi di
fantasia) sono due operai che, come tanti da queste parti, una
volta andati in pensione hanno preferito lasciare la citta' per
una vita piu' serena e in qualche modo piu' adeguata all'incedere
dell'eta'. Anche le loro carriere lavorative non sono state
diverse da quelle dei loro colleghi, se non per un piccolo
particolare: quel cromosoma in piu' che caratterizza le persone
affette da sindrome di Down.
A parte questo si tratta di lavoratori come tutti gli altri e,
tutto sommato, neppure tanto speciali dal momento che sono tante
le persone Down che svolgono regolarmente un lavoro. Insomma, non
uno stage o una borsa lavoro, ma un impiego vero e proprio, di
quelli che oggi quasi non trovano piu', con tanto di contratto a
tempo indeterminato, contributi pensionistici e tfr.
Su questa linea si muove il Centro italiano down onlus (Cepim)
di Genova che da oltre 35 anni si occupa di favorire
l'integrazione e la vita indipendente delle persone con sindrome
di Down, con una particolare attenzione al lavoro. "Crediamo
nella necessita' di assumere una forte identita' lavorativa e
siamo fortemente contrari a qualunque forma di assistenzialismo",
spiega al telefono il direttore scientifico dell'associazione,
Aldo Moretti. "Non vogliamo che i nostri ragazzi vivano in una
nicchia protetta, ma che comprendano a pieno che nel lavoro ci
sono sia diritti che doveri". Questa idea della centralita' del
lavoro ha fatto si' che il Cepim seguisse passo passo non solo
l'inserimento ma anche lo svolgimento e il mantenimento
dell'attivita' lavorativa nel corso degli anni successivi.
"Attraverso un costante servizio di monitoraggio e
accompagnamento, siamo riusciti a prevenire eventuali situazioni
di rischio- prosegue Moretti-. Ma abbiamo anche avviato percorsi
congiunti con i sindacati, nell'ottica di offrire una formazione
continuativa ai giovani lavoratori".
I risultati di tale impegno non si sono fatti attendere e sono
tante le aziende pubbliche e private che hanno deciso di assumere
lavoratori Down, con reciproca soddisfazione di entrambi. I
lavoratori assunti a tempo indeterminato dal 1986 ad oggi sono
circa 45, di cui tre nei soli primi mesi del 2010. Di questi
alcuni lavorano nelle cooperative sociali di tipo B, ma molti
sono impiegati nel settore dell'industria e del terziario: si va
dalle aziende dei trasporti pubblici all'ospedale,
dall'Universita' al supermercato, dalle assicurazioni all'Agenzia
per le entrate. Enzo (ancora un nome di fantasia) lavora come
magazziniere all'Amt, l'azienda pubblica per la mobilita' e i
trasporti di Genova. "Fa una vita completamente normale- racconta
il direttore scientifico del Cepim- ha ormai una professione
perfettamente equivalente a quella dei suoi colleghi e ha anche
avuto alcune promozioni". Per non fare tardi al lavoro, che
comincia alle 7.30 del mattino, Enzo si sveglia ogni giorno alle
5.30. "Abita dall'altra parte della citta' e per raggiungere la
sede dell'Atm e' costretto a prendere vari mezzi di trasporto".
Ma il lavoro e' il lavoro, anche quando comporta qualche
sacrificio. "Se qualcuno gli levasse la sindrome di Down con la
bacchetta magica- conclude Moretti- si troverebbe di fronte un
lavoratore esattamente come tutti quanti gli altri".
(Wel/ Dire)