A MOGADISCIO LA SITUAZIONE CONTINUA A PEGGIORARE OGNI GIORNO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 20 lug. - Secondo quanto
dichiarato da fonti locali, le condizioni di migliaia di profughi
interni (IDPs) intorno e all'interno di Mogadiscio continuano a
peggiorare ogni giorno, con fame, malattie e mancanza di rifugio
che costano gravi perdite a una popolazione gia' vulnerabile.
"Abbiamo tantissimi problemi, inclusi continui combattimenti e la
fame, e molti di noi non hanno un rifugio in quanto le coperture
[in politene] sono ormai usurate. Viviamo all'aperto e i nostri
bambini vanno tutto il tempo in giro non potendo andare a
scuola," ha dichiarato Mumino Mahad Hassan, che vive nel campo
profughi di Ellesha Biyaha nella periferia di Mogadiscio. Hassan
ha detto che l'accesso al cibo era la sua sfida principale.
"Durante il giorno vado al mercato di Bakara a cercare cibo per
la mia famiglia: "Se non trovo niente, sopravviviamo con l'acqua
ed andiamo a dormire affamati", ha affermato. "Cio' che mi
preoccupa di piu' comunque e' la mancanza di educazione per i
miei figli".
Mogadiscio ha sofferto il forte colpo della lotta fra le truppe
governative appoggiate dall'Unione Africana e le due milizie
islamiche - al-Shabab e Hisbul-Islam. Le due milizie rivali
controllano la maggior parte di Mogadiscio e parti della Somalia
centromeridionale, mentre il governo di transizione federale
controlla una piccola parte della citta'. Operatori umanitari
hanno descritto il dislocamento di persone del 2010 come il piu'
ampio da molti anni. Roberta Russo, portavoce per l'Agenzia dei
rifugiati Onu (Unhcr) in Somalia, ha affermato che il
deterioramento della sicurezza a Mogadiscio stava avendo "gravi
ripercussioni sulle vite di centinaia di migliaia di uomini,
donne e bambini dislocati nelle aree intorno a Mogadiscio". Ha
poi aggiunto: "Riceviamo denunce da parte di un numero sempre
piu' grande di persone della mancanza di accesso ad acqua,
assistenza sanitaria e strutture di riparo. E' una catastrofe".
Fatuma Moallim Ahmed, 55, proveniente dal distretto Hodan di
Mogadiscio ma che ora vive a Ellesha Biyaha, ha detto che i
combattimenti in citta' l'hanno separata dai membri della sua
famiglia. "Da quando siamo fuggiti da Hodan dopo un duro scontro,
alcuni dei miei parenti sono morti, altri sono fuggiti in diverse
direzioni e non so dove si trovino ora, incluso mio figlio piu'
grande," ha affermato Fatuma. "Ho solo mio figlio piu' piccolo
con me. Non vedo futuro per lui e la vita qui e' cosi' dura in
confronto a quello che avevamo a Hodan." Ha poi aggiunto: "Non
abbiamo avuto nessun tipo di aiuto in tempi durissimi. Perche'
questi ragazzi [delle milizie] si intromettono nel nostro paese,
uccidendoci e facendoci fuggire? Sono i nostri ragazzi eppure
sono quelli che ci stanno facendo questo".
Mohamed Adan, coordinatore dell'Unhcr per la Somalia
centromeridionale, ha detto che molte delle vulnerabili famiglie
sfollate rimangono dipendenti "dalla scarsa offerta di aiuti
fornita dalle poche agenzie presenti". "Le donne, i bambini e gli
anziani continuano ad restare senza cibo per giorni, cosa che
indebolisce la resistenza fisica alle malattie," ha detto Adan.
"Il livello di malnutrizione fra i bambini sotto i cinque anni
continua a crescere giorno per giorno".
Ha detto che le strutture allestite dai profughi erano deboli e
difficilmente li proteggevano dal sole bruciante durante il
giorno o dal vento la notte". Le piogge continue negli ultimi
mesi hanno reso le loro vite ancora piu' miserabili", ha
affermato. "Hanno lasciato indietro tutto [quando sono fuggiti],
hanno salvato solo le proprie vite, in quanto non erano in grado
di portare effetti personali". L'accesso alla acqua potabile
nelle aree dove si trovano i profughi" e' un incubo, in
particolare al nord di Mogadiscio dove c'e' un terribile bisogno
di approvvigionamenti d'acqua", secondo quanto dichiarato da
Adan. "Le giovani donne e ragazze percorrono lunghe distanze per
andare a prendere l'acqua... e' pericoloso per loro, in
particolare se viaggiano da sole", ha detto. Mohamed Muse Ali,
profugo interno nel campo di Hawa Abdi nella periferia di
Mogadiscio, ha detto: "Siamo morti; non ci rimane nulla; nessuna
vita: ci nutrono con armi e bombardamenti ogni giorno... Non
possiamo resistere a queste armi pesanti; nessuno presta
attenzione a noi; vogliamo che i combattimenti cessino". Muse ha
affermato che i poveri erano i piu' colpiti dai combattimenti e
dall'insicurezza.
Secondo Unhcr, dall'inizio del 2010 piu' di 200 mila persone
sono diventate profughe interne. La maggior parte proviene da
Mogadiscio e da altre parti della Somalia centromeridionale. Le
agenzie calcolano che in Somalia c'erano 1,4 milioni di profughi
interni nel 2009, almeno un milione dei quali e' fuggito da
Mogadiscio nel 2007 e nel 2008. Almeno 583,755 somali sono
rifugiati nelle nazioni vicine.
(Wel/ Dire)