(DIRE - Notiziario Minori) Roma, 6 lug. - Una finestra murata e'
l'immagine simbolo di come i malati mentali vivono in Albania. Un
paese cosi' vicino all'Italia, dove il tempo sembra si sia
fermato: i manicomi esistono e il destino di chi ha una malattia
e' esseresegregato. Enormi caserme spoglie, poche stanze stipate
di letti arrugginiti. Degrado, abbandono, sporcizia, visi spenti,
se non fosse per gli occhi, attraversati da una traccia di
vitalita'. Occhi che guardano oltre le finestre, verso un mondo
che non vuol vedere i malati, ma preferisce rinchiuderli. Il
fotografo Giovanni Marrozzini ha catturato i loro sguardi
nell'ospedale psichiatrico Sadik Dinci di Elbasan nel 2009.
Scatti che fanno l'effetto di un pugno sullo stomaco. Si vedono
persone che stanno a letto, coperte fino al volto, rannicchiate
l'una sull'altra, o sedute a fumare. Altri scatti mostrano i
malati nei corridoi o sdraiati per terra con la facciasotto il
letto. Sullo sfondo mura spoglie, con qualche accenno di
decorazione. I ricoveratisonocirca 280,divisi in padiglioni
maschili e femminili. Molti di loro provenivano da famiglie che
si opponevano al durissimo regime comunista di Enver Hoxha.
OggiElbasan sta vivendo ilpassaggio dall'ospedale psichiatrico a
case protetteper ilreinserimento graduale e controllato nella
societa'. Durante il periodo della guerra in Kossovo, la CICa ha
accolto i profughi che arrivavano in Albania organizzando un
grande centro di accoglienza, in cui hanno trovato rifugio
principalmente famiglie con disabili. Dal 2001 e' stato aperto un
Centro per bambini disabili e una palestra di fisioterapia: il
centro accoglie in questo momento oltre 30 bambini,
principalmente con disabilita' mentale o psichiatrica.
In questi anni si e' creato un legame importante tra l'Albania e
la Comunita' di Capodarco di Fermo, che ha visto una costante
crescita del coinvolgimento delle diverse realta' per portare un
aiuto alla crescita del centro. Questo si e' concretizzato sia
nell'invio di strumenti e materiali introvabili in loco, sia con
un costante supporto formativo e scambio di personale. Lo stampo
principalmente marchigiano dell'intervento e' legato anche al
sostegno dato al centro da parte della regione Marche.
Quello che viene sottolineato da chi frequenta il centro e
conosce la Comunita' di Capodarco e' il "profumo" di appartenenza
al modello Capodarco, alle sue idee e al suo metodo. Tutto il
personale del Centro in Albania e' locale e riceve una costante
fomazione e aggiornamento da operatori italiani. Negli ultimi
anni il personale albanese e' diventato riferimento anche per la
formazione ad operatori di altri centri, all'interno delle
universita' e dei corsi di specializzazione per medici e
fisioterapisti.
Tutto cio' ha messo in evidenza il valore del Centro,
riconosciuto a livello nazionale come uno di quelli con maggiore
qualita' e professionalita', a testimonianza dell'importante
lavoro svolto in questi anni. Allo stesso tempo valorizza anche
il percorso svolto da parte degli operatori, tutti albanesi,
impegnati all'interno del centro.
(Wel/ Dire)