(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 2 lug. - I nuovi "falsi
invalidi" sono gli anziani. Non tutti almeno: solo quella fetta
che ha problemi a camminare o e' parzialmente non
autosufficiente. Secondo lo Spi, il Sindacato dei pensionati
italiani di Cgil, l'emendamento alla manovra correttiva
presentato due giorni fa dal governo - che cambia il testo
dell'articolo 10 del decreto legge 78/2010 sul tema
dell'invalidita' e ridefinisce anche i requisiti per il
riconoscimento dell'indennita' di accompagnamento - "taglierebbe
fuori una buona parte di ultra 65enni con difficolta' motorie o
parzialmente non autosufficienti", commenta Carla Cantone,
segretario generale dello Spi-Cgil. Ma non e' l'unica a sostenere
questa tesi: ne e' convinto anche Carlo Giacobini, direttore
responsabile di Handylex.org, secondo cui l'emendamento
presentato dal relatore di maggioranza Antonio Azzolini (Pdl)
"escluderebbe dall'indennita' di accompagnamento le persone
anziane che si muovono a fatica con l'aiuto di un tripode", si
legge sul suo sito.
L'emendamento presentato in commissione Bilancio al Senato,
infatti, oltre a innalzare la soglia d'invalidita' dal 74%
all'85% tranne per chi una percentuale fissa o massima superiore
al 74% - per cui solo nei casi di patologia unica il limite
rimarrebbe quello attuale, mentre alle persone colpite da piu'
patologie che singolarmente valutate non raggiungono il 74% si
applicherebbe la nuova soglia dell'85% - ridefinisce anche i
requisiti per il riconoscimento dell'indennita' di
accompagnamento. La nuova definizione medico legale, piu'
restrittiva, prevede che "il deficit della deambulazione debba
essere permanente e assoluto in modo che la persona non sia in
grado di compiere il complesso degli atti elementari della vita
senza l'aiuto di un accompagnatore", si legge nella relazione
all'emendamento. I deficit motori compensabili con ausili, mezzi
di appoggio, protesi o ortesi, non costituiscono requisito.
"La rigorosa precisazione medico legale - continua la relazione
all'emendamento - serve per ovviare a interpretazioni estensive
della norma che andrebbero a tutelare anche quei soggetti in
grado di svolgere in accettabile autonomia la quasi totalita'
degli atti della vita quotidiana e a cui basterebbe invece un
solo intervento al giorno espletabile da servizi integrati". Come
dire: niente indennita' di accompagnamento per chi e' in grado di
muoversi un po', tanto ci sono i servizi sociali comunali a dare
una mano. Ma "si tratta di una definizione pericolosa perche', in
assenza di linee guida di valutazione dell'autonomia personale e
di criteri omogenei di valutazione della non autosufficienza,
tutto e' lasciato alla discrezionalita' delle commissioni
mediche", dicono dallo Spi.
D'altronde, se si vuole immaginare una ratio di futuro
contenimento dei costi a fronte di una popolazione italiana che
tende a invecchiare sempre piu', le indennita' di accompagnamento
sono la voce che incide maggiormente sulla spesa per
l'invalidita': tra il 2002 e il 2009 il costo globale per le
prestazioni di invalidita' civile e' aumentato di oltre 5
miliardi di euro, arrivando cosi' a 16 miliardi di euro (pari a
poco piu' di un punto percentuale di Pil). Ma, secondo alcune
elaborazioni Inps realizzate per Il Sole-24 Ore, l'incremento di
questi ultimi otto anni e' dipeso soprattutto dalle indennita' di
accompagnamento: 4.605 milioni di euro a fronte dei 484 milioni
spesi per le pensioni d'invalidita'.
(Wel/ Dire)