(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 giu. -"Gentili giornaliste e
giornalisti, se siete a caccia di buone notizie, ne abbiamo una.
Si chiama Carta di Trieste ed e' il primo codice deontologico per
coloro tra voi, e siete certamente molti, che trattano notizie
riguardanti cittadini con disturbo mentale e piu' in generale
questioni legate alla salute mentale." Cosi' Peppe Dell'Acqua,
direttore del Dsm di Trieste, comunica la notizia della nascita
della Carta di Trieste, la prima carta che mette nero su bianco
le "buone regole" a cui i giornalisti dovrebbero attenersi
parlando e scrivendo di persone con problemi di salute mentale,
sulla falsariga della Carta di Treviso che invece detta le regole
per parlare di minori. La bozza della Carta sara' presentata e
discussa in occasione di "Impazzire si puo'", il primo convegno
nazionale delle persone con l'esperienza del disagio mentale che
si terra' a Trieste dal 21 al 24 giugno prossimi. "Da tempo, e
non solo in Italia, sentiamo la necessita' di migliorare
l'informazione intorno a questi temi. Temi che tuttora, a ben
trent'anni dalla legge 180 che ha restituito la parola a chi
soffre o ha sofferto di un disturbo mentale, faticano a trovare
le parole per essere comunicati, raccontati nel rispetto della
dignita' delle persone e della verita' dei fatti. Temi che
tuttora, grazie a parole disattente, frettolose e disinformate,
vengono letti e interpretati in maniera distorta e talvolta
tendenziosa, alimentando una visione della realta' che troppo
spesso non corrisponde a quella vissuta dalle persone, dalle
famiglie e dalla comunita'», aggiunge Dell'Acqua. La bozza della
Carta di Trieste prevede:l'utilizzo di termini appropriati; la
necessita' di indicare i cittadini con disturbi mentali
innanzitutto come persone, senza mani identificarli con il loro
problema di salute;
di non interpretare i fatti in un'ottica pietistica,
decolpevolizzando il cittadino per il solo fatto di soffrire di
un disturbo mentale o al contrario attribuendo ogni
responsabilita' al problema di salute mentale; di interpellare
ogni volta che sia possibile esperti di salute mentale e
associazioni; di diffondere storie di guarigione e/o esempi di
buone pratiche improntate alla speranza.
(Wel/ Dire)