MEGLIO IL CENTRO, MA L'ECCELLENZA REGIONALE VA ALLA PUGLIA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 giu. - Nonostante alti e
bassi, quasi la meta' delle regioni italiane ha un alto livello
di attenzione verso il tema della salute degli immigrati. È
quanto ha rilevato il progetto "Migrazioni e Salute" promosso e
finanziato dal ministero della Salute coordinato dall'Istituto
superiore di sanita' e presentato questa mattina in un convegno
in corso presso lo stesso istituto a Roma. Lo studio delle
politiche sanitarie a livello nazionale e locale e' stato
affidato all'Area sanitaria della Caritas di Roma attraverso il
proprio Osservatorio sulle politiche locali per l'assistenza
sanitaria agli stranieri. L'analisi e' stata condotta su 684
atti, (60 leggi regionali, 63 atti o normative nazionali, 68
piani sanitari e 492 delibere) emanati dal 1995 fino agli inizi
del 2010, in Italia emerge che quasi la meta' delle regioni
italiane hanno un alto livello di attenzione verso il tema della
salute degli immigrati.
Tra Nord e Sud Italia, per quanto riguarda sia l'indice sul
livello di avanzamento delle politiche sanitarie, sia l'indice di
impatto delle politiche sanitarie, e' il Centro a posizionarsi
complessivamente in una posizione migliore, ma l'eccellenza va
alla Puglia, spiega lo studio, soprattutto per quanto riguarda la
pianificazione degli interventi. Calabria e Basilicata mostrano,
invece, un livello minimo e scarso di impatto delle politiche
sanitarie per gli immigrati. Tra le regioni anche chi fa
retromarcia come il Friuli Venezia-Giulia, in passato
all'avanguardia, oggi ha subito una battuta d'arresto ed anche la
Lombardia, spiega la ricerca, "non mostra particolare attenzione"
al tema. "Il progressivo decentramento amministrativo e politico
- spiega Salvatore Geraci, responsabile dell'area sanitaria per
la Caritas di Roma - sta producendo estrema eterogeneita' sul
territorio nazionale dovuta ad una piu' o meno specifica
attenzione a livello locale. cio' puo' determinare disuguaglianze
sia in ambito di accesso ai servizi, sia in ambito di profilo di
salute della popolazione immigrata".
La ricerca ha analizzato in modo comparativo le politiche delle
regioni sulla salute degli immigrati, inclusi rom, richiedenti
asilo e rifugiati, con un'attenzione rivolta principalmente alla
valutazione della presenza di linee guida e analisi del bisogno,
ad interventi di prevenzione, alla formazione degli operatori, al
peso della mediazione e all'assistenza. "Grazie alle indicazioni
delle regioni e coerentemente ad una rilevazione condotta in
1.004 servizi sanitari in tutt'Italia e con 21 studi caso -
spiega lo studio -, uno per regione e provincia autonoma, e'
emersa la necessita' di lavorare, oltre che su una pianificazione
sanitaria specifica, su alcuni punti chiave per migliorare
l'equita' di accesso e la qualita' di trattamento delle cure
degli stranieri". Occorre, spiega ancora lo studio "focalizzare
l'attenzione su quanto gia' esistente nel nostro paese
relativamente alle informazioni desumibili dai flussi correnti e
alle specifiche politiche regionali", ma e' necessario anche
"individuare buone prassi che si avvalgano di un approccio
multidisciplinare attraverso la collaborazione integrata tra
operatori sanitari, anche per stimolare tra gli immigrati alla
tutelare della propria salute".
Per Carla Mauro, del ministero della Salute, infine, per quanto
riguarda l'intervento sugli immigrati in Italia il ruolo del
ministero della Salute e' limitato. "Nel nostro Paese c'e' una
contraddizione: che sulla salute degli immigrati sia titolare il
ministero dell'Interno - ha affermato. Secondo noi le politiche
della salute degli immigrati sia regolari che irregolari,
dovrebbero essere trattate in uno stesso ministero che tutela la
salute di ogni individuo. Purtroppo nel nostro Paese e' cosi' ed
e' proprio per questo che in qualche modo, in materia di
immigrati soprattutto irregolari, a volte il ministero non riesce
ad avere neanche voce proprio perche' non e' il titolare di
capitoli di spesa e di bilancio".
(Wel/ Dire)