CALEMME (IL MILLEPIEDI): "LA DISINFORMAZIONE CONTRIBUISCE"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 4 giu. - Nel nostro Paese sono
in aumento i casi di Aids, ma nessuno ne parla. Questo e' il
primo punto emerso oggi a Napoli nel corso dell'incontro "Studio
socio-sanitario sperimentale per facilitare i percorsi di
prevenzione, diagnosi e continuita' terapeutica dell'infezione da
Hiv/Aids e delle coinfezioni in gruppi socialmente ed
economicamente svantaggiati", organizzato dalla Consulta
nazionale delle associazioni per la lotta all'Aids, che
continuera' anche domani al Centro Direzionale. Il capoluogo
campano e' solo la prima di una lunga serie di tappe previste dal
ciclo formativo promosso in collaborazione con l'Istituto
Nazionale di Medicina delle Poverta' e delle Migrazioni, che
proseguira' in tutta Italia: Lamezia Terme (8/9 giugno; 14
ottobre), Firenze (10/11 giugno), Verona (25 giugno; 2 luglio),
Palermo (23/24 giugno), Cagliari (28/29 giugno), Torino (30
giugno; 1 luglio), Bari (6/7 luglio), e infine Ancona (8/9
luglio).
"Nel nostro Paese si registrano ogni anno circa 4000 infezioni
da Aids - denuncia Pasquale Calemme, presidente della cooperativa
Il Millepiedi e responsabile campano del Coordinamento nazionale
comunita' accoglienza - Il fatto che non se ne parli non
significa che la malattia sia scomparsa. Anzi, la disinformazione
contribuisce alla sua diffusione". Studi scientifici dimostrano,
in effetti, che dopo un decremento delle infezioni, oggi si
assiste a un nuovo incremento della malattia: ad essere colpiti
non sono piu', come negli anni passati, solo tossicodipendenti e
omosessuali, ma soprattutto eterosessuali e giovani. Se i casi
aumentano, diminuisce considerevolmente la percentuale di persone
che fa il test. Un quadro allarmante quello presentato
stamattina, caratterizzato da una sostanziale disattenzione
nell'agenda istituzionale e un disinteresse generale - di cui
anche i media sono responsabili, secondo gli organizzatori - a
rappresentare un problema molto piu' diffuso di quanto si possa
immaginare.
"Il disagio sociale - prosegue Calemme - e' poi una concausa
della diffusione di malattie come l'Aids, essendo un fattore
determinate della salute. Non a caso gli emarginati, dai senza
dimora agli immigrati, sono quelli piu' a rischio perche' vivono
in condizioni igienico sanitarie al limite e difficilmente
possono essere raggiunti dai servizi, che per quanto di qualita',
risultano inadeguati. Del resto, non e' un caso che queste
malattie siano maggiormente diffuse nel Sud del mondo". "La
situazione campana - sottolinea Pasquale Calemme - conferma il
trend nazionale, con l'aggravante che da noi non c'e' neanche un
sistema di monitoraggio sulle infezioni da Aids e neanche sui
casi di sieropositivi, ovvero quei soggetti in cui la malattia
potrebbe anche non trasformarsi in immunodeficienza".
"Il contesto sociale, il livello d'istruzione, le condizioni
abitative ed economiche - conclude il referente regionale del
CNCA - incidono profondamente sulla salute della gente. È chiaro
che per le persone piu' fragili e marginali e' piu' difficile
conoscere la malattia, dunque prevenirla, e, nel caso,
diagnosticarla e curarla". Ecco perche', dopo una prima giornata
dedicata soprattutto agli aspetti clinici e al confronto tra
diversi disciplinari, domani (a partire dalle 9.00) l'accento si
spostera' sugli aspetti piu' prettamente sociali delle malattie,
con una sezione sul tema dei diritti dei malati immigrati,
tossicodipendenti, detenuti, senza dimora.
(Wel/ Dire)