(DIRE - Notiziario Sanita') Torino, 19 gen. - Oltre il 50% di
persone incarcerate per motivi legati alla droga, almeno un
detenuto su 4 tossicodipendente, una presenza di Hiv/Aids intorno
al 5% mentre un terzo della popolazione carceraria non si
sottopone al test, e il 60% dei detenuti con un'epatite, il tutto
aggravato dal sovraffollamento. Questa la fotografia dello stato
della salute nelle carceri italiane. Una situazione che, secondo
la Lila, richiederebbe, "oltre a una migliore e piu' diffusa
applicazione di misure alternative alla pena detentiva, il
ripensamento degli interventi di riduzione del danno". Diversa la
posizione del ministro Fazio, evidenzia la Lila, "che in
occasione della Giornata mondiale contro l'Aids, lo scorso 1°
dicembre, al periodico di informazione Anlaids Notizie ha
dichiarato che gli interventi di riduzione del danno in ambito
carcerario, quali la disponibilita' di siringhe sterili o di
strumenti per la loro sterilizzazione, 'presentano diverse
controindicazioni, e in molti casi non esistono evidenze di
efficacia degli interventi stessi nel ridurre la trasmissione
dell'infezione da Hiv'. Mentre la disponibilita' di preservativi
per i detenuti 'puo' apparire come una legittimazione
dell'omosessualita' coatta'".
Aggiunge la Lila: "Il ministro Fazio pare dimenticare che fin
dagli anni Novanta da organismi quali la World Health
Organization, le Nazioni Unite, il Consiglio d'Europa, arrivano
ben altre indicazioni. E che nella letteratura scientifica le
evidenze di efficacia di tali interventi nel ridurre la
diffusione di Hiv e altre patologie sono ormai ben documentate".
Scrive la presidente della Lila, Alessandra Cerioli, in una
lettera pubblicata oggi da Anlaids Notizie e diretta a Fazio:
"Signor Ministro, il sesso in carcere e' praticato, e non attende
certo la nostra 'legittimazione', ma non puo' essere 'safe'.
Cosi' come esiste, per quanto altrettanto proibito, il consumo di
stupefacenti, ma non con aghi sterili. È una realta' che non si
puo' negare, sulla quale voglio richiamare la sua attenzione, dal
momento che oggi, a differenza del passato, anche la salute nelle
carceri compete al Suo Ministero". Nella lettera si cita il
recente documento della Commissione Europea, "La lotta contro
l'Hiv/Aids nell'Unione europea e nei paesi vicini 2009/2013",
dove si legge: "L'accesso ad aghi sterili, il trattamento della
tossicomania sulla base di dati scientifici, tra cui la
sostituzione e le altre misure di riduzione dei danni, sono
risultati strumenti molto efficaci, anche nelle zone a prevalenza
elevata e in ambienti particolari come le carceri".
La Lila chiede dunque al ministro Fazio di rivedere le proprie
affermazioni sulla riduzione del danno in ambito carcerario alla
luce della documentazione proposta. Assieme a quelle, sempre
negative, espresse nei confronti di uno strumento che,
contrariamente al Governo italiano, istituzioni ed esperti
internazionali giudicano positivamente: il profilattico
femminile. "Non esiste alcuna evidenza che la commercializzazione
del condom femminile, la cui accettabilita' fra le donne risulta
essere piuttosto bassa, possa favorire la riduzione della
diffusione dell'Hiv", ha affermato il ministro, ancora
nell'intervista ad Anlaids. Ma Lila, che da molto tempo, e in
buona compagnia (Oms e Unaids), spinge per la diffusione di
questo strumento di prevenzione, rifiuta di vedere vanificati i
suoi e altrui sforzi in nome di una convinzione basata non si sa
su cosa, dato che, sottolinea la presidente Cerioli, "la sua
efficacia nel prevenire le infezioni sessualmente trasmesse, Hiv
compreso, e' provata in molti studi clinici, e il fatto che il
sia ad oggi l'unico strumento di prevenzione che puo' essere
utilizzato in prima persona dalla donna, lo rende
importantissimo. Data la maggiore possibilita' che hanno le donne
di infettarsi. E data anche la difficolta' delle donne, piu'
volte emersa, a contrattare il sesso sicuro".
(Wel/ Dire)