"LETTERA A TUTTE LE AMBASCIATE PER COSTRUIRE UN DATA-BASE".
(DIRE - Notiziario Sanita') Bologna, 19 gen. - Un censimento dei
ricercatori italiani all'estero e un progetto di scambi, per
inviare giovani nei laboratori dove i cervelli espatriati operano
e accoglierne altri in Italia. E' questo il piano annunciato dal
ministro della Salute, Ferruccio Fazio, in un convegno su ricerca
e innovazione nel servizio sanitario promosso dalla Regione
Emilia-Romagna ieri a Bologna. "Sull'aspetto degli italiani
all'estero- ha detto Fazio- il ministero ha preso una strada
inversa rispetto a quella fatta da quasi tutti i governi
precedenti, di varie estrazioni politiche, sbandierando il
rientro dei cervelli". Ma "chi e' stato all'estero, come me, sa
bene quanto sia complesso l'argomento e che non basta un tratto
di lapis o un articolo di legge per risolvere questo problema".
Percio', "d'intesa con il ministero degli Esteri, abbiamo scritto
a tutte le ambasciate, oltre ad altri meccanismi di conoscenza,
per identificare quelli che sono gli italiani che lavorano
all'estero nel campo della biomedicina".
Fazio ha quindi annunciato che "a breve, entro primavera,
faremo un convegno in cui inviteremo questi ricercatori italiani,
divisi per tematiche. L'idea- ha spiegato il ministro- e' quella
di fare un data-base, con due finalita': utilizzare per degli
scambi i loro laboratori, in cui giovani italiani possano andare
per addestrarsi e costituire i futuri ranghi degli Irccs e delle
strutture d'eccellenza, e all'opposto invitare dei giovani che
operano in questi laboratori prestigiosi a venire a lavorare in
Italia".
L'obiettivo, ha aggiunto il ministro della Salute, e' quindi
di "utilizzare questa massa di italiani che lavorano all'estero
per creare delle collaborazioni. E metteremo anche una cifra a
disposizione di scambi con questi ricercatori". Perche' "la
mobilita' in ricerca non e' una cosa negativa- ha ammonito Fazio-
ma sempre positiva: la gente deve girare, andare all'estero e
rientrare". Quindi, e' l'appello del ministro, "non demonizziamo
il fatto che ci siano molti italiani all'estero: l'importante e'
pero' creare delle possibilita' di rientro, non in modo astratto
o ingessato, ma offrendo dei percorsi e stabilendo dei rapporti
tra italiani che lavorano all'estero e italiani che lavorano nei
nostri laboratori, per arrivare ad un recupero virtuoso di queste
persone".
(Wel/ Dire)