SANITÀ. LAZIO, TAGLI-MAXI TICKET: RABBIA CENTRI RIABILITAZIONE
"30% SPESE A CARICO PAZIENTI, 6MILA LAVORATORI RISCHIANO POSTO".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 gen. - Due nuovi decreti
commissariali, firmati a fine dicembre, riaprono la contesa tra i
centri di riabilitazione per disabili e la Regione Lazio. Le
associazioni Foai e Aris, in attesa dell'incontro di domani con
il sub commissario della sanita' laziale, Mario Morlacco,
annunciano una mobilitazione ancora piu' aspra dei mesi passati,
forti anche dell'appoggio del deputato del Pd, Ileana Argentin,
che ieri, nel corso di un convegno alla Camera, ha proposto "la
chiusura per un giorno di tutti i centri". Il provvedimento che
preoccupa maggiormente gli enti e' quello sulla compartecipazione
del 30 per cento da parte dei pazienti ricoverati in regime di
residenzialita' e semiresidenzialita'. Un vero e proprio
maxi-ticket, di fronte al quale il segretario generale del Foai,
Renato Bernardini, afferma: "Ci sono alcuni istituti che hanno
tra i loro ricoverati circa 500 persone, tra i 40 e i 60 anni,
senza famiglia e senza invalidita' civile. Queste persone non
hanno la possibilita' di pagare la compartecipazione al 30 per
cento e rischiano di finire per strada".
Il secondo decreto, invece, e' sul budget 2010, in cui si
conferma il taglio dell'8 per cento per le strutture -centri di
riabilitazione compresi- gia' previsto nel 2009. "La Regione
taglia i fondi senza consultarci- sottolinea il presidente
regionale dell'Aris, Michele Bellomo- E' un comportamento
inaccettabile".
L'assenza al convegno del sub commissario Morlacco non e'
piaciuta ai dirigenti dei centri di riabilitazione, che gia' oggi
potrebbero spontaneamente presentarsi in Regione per un incontro.
Domani invece ci sara' la riunione con una delegazione di Foai e
Aris. "Dobbiamo gettare le basi- concludono i presidenti delle
associazioni- per i mesi che ci saranno dopo le elezioni
regionali. Ma bisogna intervenire ora, cosi' non si puo' andare
avanti, anche perche' a rischio ci sono oltre seimila lavoratori
precari".
(Wel/ Dire)
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