"L'AUMENTO DELLE INFEZIONI HA RIGUARDATO SOPRATTUTTO STRANIERI".
ROMA - Al test per l'Hiv si arriva sempre piu' tardi. E' salita a
39 anni, infatti, l'eta' media di chi si sottopone all'esame per
la sieropositivita'. "Questo avviene perche' oggi non sono piu'
soltanto i tossicodipendenti a contrarre il virus, ma e' cambiata
la modalita' di trasmissione, che nel 74% dei casi e' causata da
rapporti sessuali sia etero che omosessuali- sottolinea Giovanni
Rezza, direttore del dipartimento Malattie infettive,
parassitarie e immunomediate (Mipi) dell'Istituto superiore di
sanita'-. Per questo un accesso tempestivo al test puo'
significare l'inizio di un efficace percorso terapeutico, che
aiuti a limitare la diffusione del virus".
L'aumento delle infezioni negli ultimi venti anni ha riguardato
secondo Rezza soprattutto gli stranieri, la cui percentuale di
infezione e' passata dal 4% del 1987 al 32% del 2007. "Negli anni
'80 l'infezione da Hiv veniva contratta attraverso i viaggi
internazionali fatti dai nostri connazionali- spiega- mentre oggi
con l'aumento dei flussi migratori e' aumentato anche il numero
degli stranieri sieropositivi nel nostro Paese. In particolare
delle persone che provengono da Paesi con un alta circolazione
virale come il Sud America o l'Africa sub-sahariana". In totale,
secondo il direttore del dipartimento malattie infettive
dell'Iss, sono circa 150 mila (i dati sono aggiornati al 2008) le
persone con Hiv e Aids in Italia. Con un trend che ha visto il
fenomeno diminuire dalla fine degli anni '80 al 2000, per poi
stabilizzarsi nell'ultimo decennio. Solo nel 2007 le nuove
diagnosi per Hiv sono state 4000, mentre nel 2008 ci sono stati
1.400 nuovi casi accertati di Aids. Le regioni piu' colpite sono
quelle centro-settentrionali, in particolare Lombardia,
Emilia-Romagna e Lazio.
(Wel/Dire)