(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 11 feb. - Il gioco d'azzardo,
la voglia irrefrenabile di giocarsi il tutto per tutto,
l'accanimento alle scommesse da oggi potrebbero avere una
spiegazione scientifica. Secondo la tesi avanzata da un gruppo di
ricercatori del California Institute of Technology, in uno studio
pubblicato su Pnas (Proceedings of the National Academy of
Sciences), l'atteggiamento incurante delle conseguenze sulle
proprie finanze sarebbe addebitabile a un cattivo funzionamento
dell'amigdala, la parte piu' interna del cervello. Lesioni
profonde in quest'area del cervello, infatti, sarebbero tali da
condizionare i naturali freni inibitori delle persone. Coordinati
dall'italiano Benedetto De Martino, i ricercatori hanno preso in
esame due pazienti con danni all'amigdala e hanno scoperto che
non erano affatto preoccupati di eventuali problemi economici
dovuti a grosse perdite al gioco. De Martino fa un esempio per
spiegare questo tipo di atteggiamento: "immaginiamo di
partecipare al programma 'Chi vuol essere milionario'. Abbiamo
appena risposto alla domanda da 500.000 euro correttamente e
siamo alla domanda finale. Se azzecchiamo vinciamo un milione, se
sbagliamo torniamo a casa con appena 32.000 euro. Le possibilita'
sono 50 e 50. La stragrande maggioranza delle persone non rischia
e rinuncia alla risposta portandosi a casa mezzo milione. Chi ha
questa 'follia d'azzardo', invece, si butta. Forse gli va bene,
forse no". Durante lo studio, ai vari volontari e' stato chiesto
di effettuare una serie di scommesse. Se le persone sane
sceglievano di rischiare soltanto con la prospettiva di
guadagnare il doppio rispetto alla potenziale perdita, i pazienti
con l'amigdala danneggiata giocavano in ogni caso, senza tener
conto del rapporto costo-beneficio.
Secondo De Martino "puo' darsi che l'amigdala controlli un
meccanismo biologico generale che serve a inibire comportamenti a
rischio quando i risultati sono potenzialmente negativi, come la
paura per le perdite finanziarie che condiziona gran parte delle
nostre decisioni quotidiane".
(Wel/ Dire)