DA ASSOCIAZIONI ED ESPERTI UN DOCUMENTO DI ANALISI E PROPOSTE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 4 feb. - Il gioco d'azzardo sta
cambiando l'Italia. E' questa una considerazione e, nel contempo,
il titolo di un documento promosso dal Conagga (Coordinamento
nazionale Gruppi per giocatori d'azzardo), Ass. Centro sociale
Papa Giovanni XXIII, And (Azzardo e nuove dipendenze), Alea e dai
massimi esperti italiani sulla dipendenza da gioco d'azzardo.
Hanno aderito anche il Cnca e numerosi psicologi e psichiatri.
Inviato alle autorita' di Governo, ai rappresentanti politici, ai
professionisti delle dipendenze, ai presidenti delle
organizzazioni e dei coordinamenti del Terzo Settore, il
documento non e' una semplice richiesta di sostegno per aiutare
coloro che si trovano in stato di dipendenza patologica dal
gioco, "ma e' una riflessione ricca di dati, sulla problematica
del gioco d'azzardo per le importantissime e forse sorprendenti
connessioni economiche, sociali e politiche legate a questo
problema".
ALCUNI DATI. "L'Italia, alla fine del 2004, si collocava al 3^
posto fra i paesi che giocano di piu' al mondo, preceduta solo da
Giappone e Regno Unito; gia' allora il mercato italiano
rappresentava il 9% di quello mondiale e analizzando la spesa
pro-capite, l'Italia gia' nel 2004 aveva il primato mondiale con
oltre 500 euro a persona. Nel 2008 la spesa procapite e' salita a
oltre 790 euro annui per ogni italiano e in regioni quali
Sicilia, Campania, Sardegna e Abruzzo le famiglie investono in
gioco d'azzardo il 6,5% del proprio reddito". Continua il
documento: "A fronte di un'evidente contrazione dei consumi
familiari, cresce la voglia di giocare nella speranza del colpo
di fortuna. La spesa in Italia per il gioco d'azzardo passa dai
14,3 miliardi di euro incassati nel 2000, ai 18 del 2002, ai 23,1
raccolti nel 2004, ai 28 nel 2005, ai 35,2 miliardi di euro nel
2006, ai 42,2 miliardi nel 2007, agli oltre 47,5 miliardi del
2008 (fonte Amms - Amministrazione Autonoma dei Monopoli di
Stato)". Come fatturato quella dei giochi d'azzardo e' la 3^
industria in Italia dopo Eni e Fiat (fonte Mediobanca, ottobre
2008).
Sempre secondo le associazioni, la maggior causa di ricorso a
debiti e/o usura in Italia e' da attribuire all'azzardo. E a
fronte di un maggiore volume di gioco in Italia di 12,2 miliardi
di euro dal 2004 al 2006, le entrate per l'erario sono diminuite
da 7,3 a 6,7 miliardi di euro.
I GIOCATORI PATOLOGICI. Si legge nel documento: "Da sempre il
gioco d'azzardo e' diffusissimo in Italia ma coinvolge
maggiormente determinate categorie di persone: le fasce piu'
deboli. Nel gioco investe di piu' chi ha un reddito inferiore:
giocano il 47% degli indigenti, il 56% degli appartenenti al ceto
medio-basso, il 66% dei disoccupati. Gioco d'azzardo non
significa per forza gioco patologico; la stragrande maggioranza
dei giocatori non ha nessun problema, ma le ricerche
internazionali condotte per accertare il numero di giocatori
patologici stimano dall'1 al 3% (a seconda che siano calcolati
sull'arco della vita o sull'ultimo anno) la popolazione vittima
del gioco patologico: in Italia cio' equivale a 700 mila persone
in 'eta' di gioco'. È interessante notare che le ricerche
esistenti, fatte in Inghilterra, Spagna, Nuova Zelanda, Canada,
Usa, riportano in modo concorde tutte gli stessi risultati
percentuali. In aggiunta, tutte le ricerche dimostrano che la
maggior quantita' di giochi a disposizione e' direttamente
proporzionale a un aumento del numero di popolazione che perde il
controllo del gioco e che diviene giocatore problematico o
patologico. In Italia scarseggiano ricerche che indaghino in modo
sistematico questi fenomeni".
IL RUOLO DELLA POLITICA. Per le associazioni firmatarie del
documento, "il trend di crescita del gioco autorizzato nel nostro
Paese e' sicuramente attribuibile anche agli impulsi generati
dalle manovre economiche. Non c'e' stato anno, infatti, in cui
l'Esecutivo non abbia introdotto nuove offerte di gioco d'azzardo
pubblicoa'". Di fatto, si e' passati dalle 3 occasioni di gioco
autorizzato alla settimana degli inizi degli anni 90 (totocalcio,
lotto e scommesse ippiche), alle oltre 20 occasioni di gioco
attuali (15 possibilita' settimanali, piu' gratta e vinci, sale
bingo (242), slot machine (con circa 200.000 apparecchi diffusi
in tutto il territorio nazionale), sale scommesse (1.400), poker
on line...
Ma al di la' di incamerare i miliardi di euro che provengono
dal gioco, lo Stato non ha fatto praticamente nulla. Si afferma
infatti: "L'attenzione alle conseguenze negative che possono
derivare dall'ampliamento del fenomeno del gioco d'azzardo, ha
prodotto soltanto l'approvazione da parte del Senato del
precedente Governo di un ordine del giorno che impegnava il
Governo a 'destinare parte dei proventi derivanti dalla raccolta
conseguente ai giochi e alle scommesse ad appositi capitoli di
spesa dello stato di previsione del Ministero dell'Istruzione per
la realizzazione di campagne di informazione e di educazione dei
giovani'. In concreto questo fondo di 100 mila euro per l'anno
2007 (suddiviso per i 6.500 Istituti Superiori a cui doveva
andare) comportava un budget complessivo di 15,30 euro per
attivare politiche di prevenzione e informazione in ogni istituto
scolastico".
Insomma, "lo Stato nel tempo ha dato piena autonomia
all'Amministrazione Autonoma Monopoli di Stato che, da un punto
di vista aziendale, ha dato ottimi risultati aumentando
costantemente le entrate da gioco d'azzardo e promuovendosi
attraverso ottime campagne di marketing per le quali ha stanziato
un budget di 21 milioni di euro anche per l'anno 2007. Ma
purtroppo cio' che col tempo parrebbe essere accaduto e' che e'
stata relegata sullo sfondo la costruzione di una politica sul
gioco pubblico in Italia che non solo si occupi di tutelare il
profitto economico ed erariale, ma anche di valutare gli impatti
negativi conseguenti a un incremento di investimenti dei
cittadini in tali ambiti di spesa nei termini socioeconomici piu'
ampi".
(Wel/ Dire)