(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 23 dic. - Cose che voi umani
non potreste neanche immaginare. Viene da parafrasare Blade
Runner pensando al progetto dell'esoscheletro che il Centro
protesi Inail di Vigorso di Budrio sta portando avanti per
consentire ai paraplegici di fare cio' che fino a pochi anni fa
nessuno avrebbe neppure osato immaginare: alzarsi in piedi sulle
proprie gambe e camminare. Un progetto che sembra fantascienza,
ma invece e' gia' realta'.
Perche' presso il polo di ricerca e riabilitazione dell'Inail e'
gia' in fase di sperimentazione una tecnologia robotica,
inventata dall'ingegnere paraplegico israeliano Amit Goffer e
testata fin dal 2001 dallo Sheba Medical Center di Tel Aviv. Dove
il soldato Radi Kaiof, rimasto paralizzato ancora ventenne
durante operazioni di servizio, gia' da un paio d'anni sperimenta
quella speciale struttura robotica che gli permette di sedersi e
alzarsi da una sedia, passeggiare e perfino salire le scale con
sorprendente naturalezza.
"Il recupero del cammino da parte di persone con lesione
midollare completa e' una delle cose piu' difficili da immaginare
ed ha impegnato moltissimo i ricercatori negli ultimi decenni",
spiega Franco Molteni, specialista in riabilitazione e direttore
clinico dell'Ospedale Villa Beretta di Costa Masnaga che, insieme
al Centro protesi di Vigorso di Budrio, sta portando avanti il
progetto dell'esoscheletro. "Fino ad oggi pero' erano stati presi
in considerazione semplicemente sistemi passivi, ovvero senza
motore e capacita' di movimento", prosegue Molteni. "In questo
caso invece stiamo applicando una tecnologia che, da un lato,
sostiene il paziente in stazione eretta e, dall'altro, simula
esattamente il movimento dei muscoli attraverso dei piccoli
motori inseriti nell'esoscheletro e comandati dal busto che da'
il la', innescando la sequenza tipica del cammino".
Per questo l'esoscheletro, piu' che a una corazza, somiglia a
un'armatura. "Un'armatura che il lavoro di ricerca sta cercando
di rendere il piu' possibile leggera e indossabile addirittura
sotto i vestiti", precisa Molteni: "Un'armatura dotata di tutti
dispositivi necessari a sostenere e far camminare la persona e di
un computer in grado di controllare l'intero processo".
Attualmente la sperimentazione, che a Villa Beretta coinvolge
dodici pazienti mentre altri sei saranno reclutati a Budrio, e'
gia' in fase di verifica. Si tratta cioe' di metterne alla prova
l'efficacia su soggetti che abbiano riportato una lesione
midollare completa al di sotto della quarta vertebra dorsale. Un
impegno che promette sviluppi interessanti anche per le vittime
di un infortunio sul lavoro. "Oggi il progetto e' rivolto a tutte
quelle persone che hanno subito una lesione midollare di tipo
traumatico o vascolare", chiarisce il ricercatore. "Ma - avverte
- l'esoscheletro non rappresenta una soluzione per tutti. E in
primo luogo non e' adatto a chi ha avuto un ictus cerebrale".
Nel frattempo la sperimentazione procede senza sosta e la prima
fase terminera' entro il prossimo anno. Fin da ora, pero',
l'Inail sta studiando come ampliare la platea dei pazienti.
Probabilmente, inoltre, l'esoscheletro potra' entrare in
commercio gia' dalla fine del 2011. "Ma attenzione a non creare
l'illusione che basta indossare una tuta per camminare come
niente fosse - precisa Molteni -. Bisogna selezionare bene i
pazienti, avere le giuste motivazioni e lavorare sodo. Ed e'
necessario che intorno al paziente ci sia un ottimo team di
medici, fisioterapisti e ingegneri". Se la prudenza e' d'obbligo,
non manca pero' il messaggio di speranza: "Perche' la ricerca
procede a passo spedito e non e' escluso che, nei prossimi anni,
migliorera' quel mix nuove tecnologie, robotica e servizio alla
persona che gia' rende l'esoscheletro un progetto tanto speciale.
E poi - conclude - siamo al passo con gli Stati Uniti, dove
l'esoscheletro e' stato sperimentato con analoghe modalita' a
Filadelfia, e una volta tanto l'Italia non arriva dopo tutti gli
altri".
(Wel/ Dire)