(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 20 dic. - In Italia mancano 60
mila infermieri. Questa grave carenza attrae un numero
consistente di personale formato all'estero. Nel nostro paese
lavorano oggi circa 35 mila infermieri stranieri iscritti
all'albo, pari al 10% del totale.
La maggioranza sono romeni e polacchi. Tra i non comunitari, la
maggiorparte proviene dal Centro e Sud America, dall'India, dalle
Filippine e dal Brasile. Tra quelli originari dell'Africa, la
fetta piu' grossa viene dai paesi del Maghreb. È quanto afferma
un rapporto di Amref sulla cooperazione sanitaria dal titolo
"Personale sanitario per tutti e tutti per il personale
sanitario" presentato oggi alla Farnesina. "Il ruolo degli
infermieri stranieri e' oramai fondamentale per la tenuta del
sistema sanitario stesso, e il loro ingresso e' necessariamente
caldeggiato dalle autorita' sanitarie" si legge nel documento.
Da qualche anno il reclutamento avviene con le agenzie di lavoro
interinale grazie a una collaborazione con l'ordine professionale
e il ministero della Salute che inviano propri rappresentanti nei
paesi di provenienza per prendere parte agli esami di iscrizione
all'albo, che avvengono fuori dall'Italia. Con questo sistema gli
infermieri entrano in Italia non come migranti ma con la loro
qualifica professionale usufruendo delle quote d'ingresso
riservate. Tuttavia finiscono per lavorare quasi sempre nel
privato e con contratti brevi. Il rapporto sottolinea pero' che
il ministero della Salute non accompagna a queste pratiche una
valutazione dell'impatto sui sistemi sanitari dei pesi di
provenienza, che hanno investito nella formazione di personale
sanitario destinato a emigrare.
Il problema del 'brain drain' con il personale sanitario che
emigra dai paesi poveri verso il Nord del mondo porta una carenza
di risorse umane negli stati in via di sviluppo e i quei sistemi
sanitari vanno in tilt. La questione viene sottolineata da Giulia
Ponte, responsabile Advocacy di Amref Italia che ha presentato il
rapporto. "Tra il 2010 e il 2015 andranno in pensione 45 mila
medici su 215.000 totali e non saranno rimpiazzati - spiega - per
questo nel 2018 al nostro sistema sanitario nazionale mancheranno
22 mila medici. Per formare un medico servono dieci anni, quindi
il problema e' attuale". Secondo Ponte, nonostante questa
richiesta di personale sanitario "occorre arrestare le pratiche
di reclutamento nei paesi in crisi, come gia' oggi avviene
dall'est Europa". Il rapporto afferma che "rimane difficile per i
medici stranieri formati in Italia praticare la professione nel
nostro paese, a causa di barriere linguistiche e burocratiche. La
situazione tuttavia cambiera' nelle prossime decadi quando a
seguito dei pensionamenti di medici oggi attivi il paese
sperimentera' una scarsita' di medici, gia' segnalabile in alcune
speciaita' come anestesia e radiologia".
(Wel/ Dire)