STUDIO DURATO 7 ANNI, APRE PROSPETTIVE NELLE NANOTECNOLOGIE
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 dic. - Scoperta "la prima
prova sperimentale del cosiddetto gel di equilibrio". È il
risultato dello studio compiuto da un gruppo di ricerca
internazionale che vede protagonisti il Cnr e la Sapienza. La
ricerca, durata sette anni, e' stata pubblicata su 'Nature
Materials' e apre prospettive interessanti nel campo delle
nanotecnologie.
Materiali leggerissimi e biocompatibili da impiegare, ad
esempio, in biomedicina per il trasporto dei farmaci. È una delle
possibili applicazioni di uno studio appena pubblicato su Nature
Materials e realizzato dal Consiglio nazionale delle ricerche
(Istituto per i processi chimico-fisici, Ipfc-Cnr e Istituto dei
sistemi complessi Isc-Cnr), in collaborazione con Sapienza
Universita' di Roma e con lo European synchrotron radiation
facility (Esrf) di Grenoble.
"Lavorando su una soluzione di argilla colloidale", spiega
Barbara Ruzicka, ricercatrice dell'Ipfc-Cnr e coautrice dello
studio, "abbiamo osservato la prima prova sperimentale
dell'esistenza di gel estremamente stabili (cosiddetti gel di
equilibrio), mai rilevati precedentemente, confermando una teoria
predetta negli anni scorsi dal team guidato da Francesco
Sciortino della Sapienza".
Questo nuovo stato della materia soffice osservata dai
ricercatori del Cnr nella Laponite - un'argilla sintetica usata
in applicazioni scientifiche per la costruzione di nano compositi
e anche come addensante nelle vernici, per prodotti cosmetici e
per la pulizia della casa - presenta delle caratteristiche adatte
alle applicazioni tecnologiche. "Le argille sciolte in acqua",
proseguono i ricercatori, "formano una soluzione colloidale di
dischi di dimensioni nanometriche con una carica netta negativa
sulle facce e positiva sui bordi. Tale distribuzione di carica
determina un potenziale di interazione fortemente direzionale. E
infatti abbiamo osservato evidenza di una separazione di fase
estremamente lenta, la quale genera una fase liquida che,
contrariamente allo standard, e' molto rarefatta e che per
questo e' stata definita liquido vuoto". Le particelle colloidali
in questa fase liquida "si bloccano in uno stato di gel a
densita' bassa, ossia costituito da pochissima materia, occupando
quindi solo una piccola frazione dello spazio disponibile",
conclude Emanuela Zaccarelli, ricercatrice dell'Istituto dei
sistemi complessi e coautrice dello studio.
"Sotto opportune condizioni questi 'liquidi vuoti' diventano
di conseguenza decisivi per la realizzazione di materiali
estremamente leggeri, nonche' ultra-stabili nel tempo, da
impiegare, ad esempio, come nano composti in biomedicina".
(Wel/ Dire)