(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 13 dic. - 'I profondi
cambiamenti in atto - come la percezione di una riduzione della
spazialita', la nuova forma che i movimenti migratori stanno
acquistando, la forte trasformazione dei sistemi politici e dei
processi economici - pongono ogni individuo dinanzi all'esigenza
di entrare in contatto con i segmenti emozionali della propria
personalita', prefigurando in tal modo una sempre maggiore
necessita' di Psicologia da parte dell'intera collettivita' e,
dunque, una sua crescente responsabilita' in una societa' che non
vede che aumentare il suo grado di complessita''. Cosi' il
presidente dell'Ordine degli Psicologi del Lazio Marialori
Zaccaria ha aperto i lavori dell'incontro 'Un secolo di
Psicologia', che si e' svolto venerdi' 10 dicembre alla Camera
dei Deputati.
'Una prima risposta- ha proseguito la Zaccaria- al perche'
oggi abbiamo voluto fermarci e riflettere insieme ad autorevoli
esperti su questo primo, lungo o forse brevissimo, secolo di
Psicologia in Italia arriva dal 44° Rapporto Censis che, per la
prima volta, si e' servito di un linguaggio psicologico per
descrivere il malessere profondo di un paese prigioniero delle
influenze mediatiche e perennemente condannato al presente, senza
profondita' di memoria e quindi anche di futuro. Un fenomeno
evidente, sistematicamente rimosso. Si potra' cambiare solo se
ciascuno tornera' a guardare dentro di se', dentro la propria
coscienza. Avverte il Censis: Tornare a desiderare e' la virtu'
civile necessaria per riattivare la dinamica di una societa'
troppo appagata e appiattita'.
Il primo a intervenire e' stato il decano e promotore della
legge istitutiva della professione di psicologo. 'Ogni disciplina
scientifica- ha ricordato il senatore Adriano Ossicini- per la
propria affermazione autonoma, ha bisogno di una precisa base
teorica, di un determinato spazio didattico e, in casi come
quelli della Psicologia, di una seria autonomia professionale. La
storia dei cento anni della Societa' Italiana di Psicologia e' la
storia di una durissima battaglia in una determinata realta'
storica e culturale per il raggiungimento di questi
obiettivi'.'Inizialmente- continua- si raggiunse, pur nel
contrasto con la cultura filosofica idealista e quella
positivistica della Medicina, uno spazio scientifico autonomo.
Piu' dura ancora fu una autonomia didattica, specialmente visto
che il fascismo cancello' la Psicologia dall'insegnamento.
Lunghissima alla fine fu, per resistenze clientelari, il
raggiungimento di un autonomo Albo ed Ordine professionale.
Ricordando i cento anni della nascita della Societa' Italiana di
Psicologia rivendichiamo con orgoglio questo nostro percorso
storico'.Ma oggi a che punto siamo? La Psicologia e' una risorsa
per la Politica? La qualita' della formazione garantisce reali
competenze? La professione psicologo ha raggiunto una identita'
riconosciuta dalla societa' e dalla politica nei diversi campi
in cui il suo intervento e' decisivo? Queste le domande a cui si
sono cercate le risposte, partendo da alcuni dati elaborati
dall'Ordine degli Psicologi del Lazio e che restituiscono un
quadro contraddittorio. Mentre da un lato e' evidente la crescita
della domanda da parte dei singoli - piu' della meta' dei clienti
e fruitori di Psicologia (57%) si colloca tra i 25 e 44 anni, che
puo' essere considerata attualmente come l'area target e l'ambito
chiave del ciclo di vita - dall'altro, si registra ancora una
certa resistenza a comprendere la funzione insostituibile dello
psicologo all'interno dei luoghi di lavoro per la prevenzione del
rischio psicosociale, nella scuola per un servizio di psicologia
scolastica, nelle carceri, dove cresce continuamente il numero
dei suicidi, e per frenare il processo di 'medicalizzazione della
societa''.
E' stato un secolo di battaglie culturali, che hanno visto
crescere e trasformarsi il ruolo degli Ordini professionali e
ancor piu' il nostro, cosi' giovane - istituito nel 1989 - sempre
piu' attori relazionali sul territorio, in sinergia con le
differenti competenze e i differenti livelli di amministrazione
per promuovere il benessere sociale. In questo quadro, basti
ricordare il tempestivo intervento nella dolorosa vicenda di
Rignano Flaminio e la risposta al grido di dolore delle vittime
del terremoto de l'Aquila'.
'Ma la responsabilita' sociale della Psicologia- aggiunge- non
puo' limitarsi alle richieste di singole Istituzioni illuminate.
Una societa' giusta che programma il suo futuro deve costruire
strumenti di selezione delle e'lites e dei professionisti,
efficaci, e assicurando soprattutto il lavoro ai giovani che
escono dall'universita'. Non e' cosi' per la Psicologia, dove
siamo di fronte al crescente fenomeno di precariato (l'offerta di
professionisti e' cresciuta del 31%, fino a raggiungere quota
64.000 (uno psicologo ogni 700 abitanti). Da una recente ricerca
e' emerso, infatti, che solo il 45% degli iscritti all'Ordine del
Lazio e' effettivamente occupato nell'ambito della sua
professione specifica e secondo i dati di Almalaurea, nel 2007 i
laureati in Psicologia occupati ad un anno dal conseguimento del
titolo costituivano il 47% del totale.
'E' fin troppo evidente allora che la 'risorsa psicologia' non
viene utilizzata dalla Politica proprio nei settori sociali in
cui ce ne sarebbe maggiore bisogno e nelle direzioni opportune -
ad esempio nell'ambito della Psicologia della salute e della
prevenzione- ha sottolineato Nino Dazzi, professore emerito di
Psicologia dinamica (ma anche Presidente della Commissione per il
riconoscimento delle scuole di psicoterapia)- A questa criticita'
si dovrebbe rispondere con una programmazione dell'offerta
formativa pianificata secondo le esigenze territoriali. A riprova
di quanto sostengo si veda il problema, che rischia di diventare
drammatico, della formazione degli psicoterapeuti. L'Italia oggi
ne produce piu' dell'intera Europa, oltre 37.000, di cui circa
due terzi psicologi e un terzo medici, pari allo 0,62 x mille
abitanti. La moltiplicazione delle Scuole e' senz'altro dannosa e
soprattutto non va nella direzione che la societa' richiede, vale
a dire verso quell'orizzonte di responsabilita' sociale entro il
quale si colloca il futuro della Psicologia'.
Sulla stessa lunghezza d'onda, il Prorettore vicario Universita'
'La Sapienza' Francesco Avallone ha voluto ripercorrere lo
sviluppo della Psicologia lungo la dimensione della continuita' e
della discontinuita', prefigurando possibili futuri della
disciplina e della professione con riferimento alle richieste
della societa' civile. 'Mai come in questo 2010- ha detto il
vice direttore generale del Censis Carla Collicelli- anno di
grande incertezza (tra crisi economica, in corso e di la' da
venire, e lotta politica senza risparmio di mezzi e di forze in
campo), si e' sentita, pero', l'esigenza di tentare di descrivere
cosa siamo diventati nelle fibre piu' intime della societa',
ricorrendo anche ad una strumentazione concettuale di tipo
psicologico e psicanalitico. L'occasione e' quindi
particolarmente propizia per una riflessione sull'inconscio della
societa' italiana di inizio millennio, una societa' della diffusa
e inquietante sregolazione pulsionale, dell'egoismo
autoreferenziale e narcisistico, dell'attrazione del vuoto,
simbolicamente evidente nel balconing come nell'anoressia.
Il problema di fondo e' allora proprio il declino della legge e
del desiderio nell'inconscio collettivo, per l'eccessivo
appagamento, per la labilita' dei riferimenti normativi e per la
desublimazione degli archetipi, dalla figura paterna alla
responsabilita' delle coscienze. Quale migliore spazio per una
sana psicologia collettiva, di gruppo ed individuale? Ma con
quali modalita' e' possibile mettere a disposizione della
societa' questa risorsa?'.
'Questa giornata- ha concluso Marialori Zaccaria- e' servita a
rendere visibili le competenze della Psicologia agli occhi della
Politica. In Parlamento giacciono molte proposte di legge per la
creazione della figura dello psicologo scolastico, che ci
allineerebbe al resto dell'Europa, sull'accesso alla psicoterapia
in convenzione, sullo psicologo di base. Tutte battaglie che
vedono l'Ordine in prima linea nella tutela della qualita' della
professione e per la tutela dell'utenza. Alla responsabilita'
sociale, basata sui principi di solidarieta' e colleganza, che la
Costituzione ci impone in quanto cittadini, noi dobbiamo
aggiungere quella specifica della nostra professione'.
(Wel/ Dire)