ALL'OSPEDALE SAN GERARDO DI MONZA TRATTATI I PRIMI PAZIENTI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 6 dic. - Nel corso del meeting
della Societa' americana di ematologia (Ash), tenutosi a Orlando
(Usa) domenica 5 dicembre, sono stati presentati dal professor
Carlo Gambacorti Passerini i risultati preliminari sul
trattamento di pazienti affetti da linfomi ALK+ con un nuovo
inbitore di ALK (crizotinib). Il gene ALK produce una proteina
responsabile della trasformazione neoplastica dei linfomi ALK+.
Il meccanismo attraverso cui ALK viene deregolata in questa
malattia e' una traslocazione cromosomica, simile a quella che
avviene nella leucemia mieloide cronica, che fonde parte del gene
ALK con il gene NPM, producendo cosi' un gene ibrido NPM-ALK. I
linfomi ALK+ rappresentano una malattia estremamente aggressiva,
con rapida crescita, sintomi sistemici e mortalita' elevata. Il
gruppo di ricerca diretto da Gambacorti Passerini ha prodotto nel
passato importanti contributi nella ricerca preclinica su questo
tipo di linfoma, ed ora presenta i risultati ottenuti sui primi
tre pazienti al mondo con questa patologia in cui un inibitore
specifico di ALK e' stato utilizzato.
"Si tratta di tre casi estremamente avanzati, in cui vari
livelli di chemioterapia, incluso il trapianto autologo di
midollo osseo avevano fallito; questi tre pazienti, tutti
giovani, tra i 20 e i 26 anni, non avevano piu' di 2-3 settimane
di vita", commenta Enrico Pogliani, direttore dell'Unita' di
ematologia dell'ospedale San Gerardo di Monza, dove i pazienti
sono stati inizialmente ricoverati, date le loro gravi
condizioni. La terapia con crizotinib ha evidenziato una risposta
soggettiva (scomparsa della febbre, diminuzione o scomparsa dei
dolori) gia' dopo 3-4 giorni di trattamento, con successiva
regressione completa (2 casi) o parziale (1 caso) delle lesioni
presenti dopo un mese di terapia. Tutti e tre i pazienti sono
stati dimessi dall'ospedale dopo 2-3 settimane e ora continuano a
casa la terapia. Crizotinib viene infatti assunto dal paziente
per bocca due volte al giorno, ed e' ben tollerato. Un paziente
ha gia' raggiunto i sei mesi di trattamento, un secondo cinque
mesi, mentre la terza e' in terapia da poco piu' di un mese.
"Si tratta peró di pazienti con malattia in fase estremamente
avanzata- conlude Gambacorti Passerini- e la durata della
risposta nel lungo periodo rimane da verificare. Cio' che invece
e' sicuro, data l'entita' della risposta e i risultati molto
simili nei tre pazienti trattati, e' l'esistenza di un'attivita'
terapeutica molto importante". La notizia e' stata giudicata di
grande interesse anche dal New England Journal of Medicine, la
piu' prestigiosa rivista di medicina, che ha deciso di
pubblicarla a breve. Anche la ditta che produce crizotinib e'
rimasta impressionata favorevolmente da questi risultati, e ha
deciso di intraprendere uno studio allargato ad altri 7 centri
italiani e coordinato dal professor Gambacorti Passerini.
Questi risultati dimostrano come sia importante, possibile e
doveroso coniugare ricerca di base e ricerca clinica al fine di
ottenere importanti risultati terapeutici, come avvenne per
imatinib e la leucemia mieloide cronica nel 1999.
Le ricerche del professor Carlo Gambacorti Passerini, Associato
di medicina interna all'Universita' di Milano Bicocca,
responsabile dell'Unita' di ricerca clinica dell'ospedale San
Gerardo di Monza, sono finanziate in parte dall'Associazione
italiana per la ricerca sul cancro (Airc) e dalla Fondazione
Cariplo.
(Wel/ Dire)