SANITÀ. COME CAMBIA LA GRAVIDANZA: NIENTE FUMO, PIÙ CESAREI
MAMME IMMIGRATE: IL 30% È DELL'EST, IL 96% HA REGOLARE PERMESSO.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 30 apr. - Migliorano i loro
stili di vita, fumano meno, assumono acido folico e seguono i
corsi pre-parto. Ma resta ancora alto (ed e' in lieve aumento) il
numero di parti cesarei nel nostro Paese, cosi' come quello delle
ecografie fatte. Lo rende noto l'Istituto superiore di sanita',
che ha elaborato i dati di 25 Asl italiane.
L'indagine raccoglie i dati delle Asl di undici regioni della
Penisola. Il progetto 'percorso nascita' avviato circa dieci anni
fa dall'Iss e che oggi aggiorna i suoi dati si e' articolato
inoltre in un'indagine supplementare dal titolo "Sperimentazione
di un modello di assistenza post-partum alle donne straniere" che
fornisce un quadro dello stato di assistenza alle donne straniere
e su come vivono gravidanza e puerperio fino a 40 giorni dopo il
parto. Tra gli obiettivi del rapporto, la valutazione dei modelli
assistenziali e dei fattori associati alle pratiche raccomandate,
in modo da fornire elementi per il miglioramento delle procedure
dei servizi.
Dall'indagine risulta che il parto con taglio cesareo e'
aumentato lievemente, passando dal 32% del 2002 al 33,8% del
2008. Diminuisce, invece, l'abitudine al fumo: il 68,1% delle
donne in gravidanza smette di fumare e non riprende piu' se
allatta al seno. "Rispetto alla precedente indagine i dati sono
sicuramente migliorati. Le mamme sono piu' attente e piu'
informate ma resta ancora alta la medicalizzazione e
l'allattamento al seno non e', evidentemente ancora adeguatamente
promosso- spiega Michele Grandolfo, del reparto Salute della
donna e del bambino in eta' evolutiva dell'Iss-. Ma oggi sappiamo
che la presa in carico della donna e la promozione delle scelte
consapevoli favorisce una minore medicalizzazione della
gravidanza e un piu' appropriato percorso rispetto alle
prestazioni richieste in questo delicato periodo. Si pensi solo
alle ecografie che dovrebbero essere tre in tutta la gravidanza e
invece sono in aumento e il piu' delle volte hanno una funzione
solo psicologica. In questo contesto appare chiaro l'obiettivo
del Progetto obiettivo materno infantile - Pomi, in cui e' stato
inserito il Percorso nascita".
I dati dell'Istituto superiore di sanita' rilevano che l'82%
delle donne viene assistita da un ginecologo, il 3% da
un'ostetrica e il 15,2% da un consultorio familiare (rispetto al
10% del 2002). Nel 72% dei casi si tratta di un ginecologo
privato (rispetto al 75% del 2002). Rispetto all'ultima indagine
del 2002, aumenta anche la partecipazione ai Corsi di
accompagnamento nascita (Can) che passa al 35,5% rispetto al 30%
di 8 anni fa.
Le donne in gravidanza smettono di fumare e non riprendono
piu' se allattano. Se si promuove l'allattamento al seno si
ottiene un doppio risultato.
Aumentano le donne che assumono acido folico, nel 2004-05
rappresentavano solo il 4%, nel 2008 sono passate al 20,8%.
Questo risultato e' stato reso possibile anche grazie
all'informazione del Centro nazionale malattie rare dell'Iss, che
ha distribuito materiale nelle Asl italiane e realizzato un sito
web sull'acido folico.
Afferma Angela Spinelli, responsabile del Reparto salute della
donna e del bambino in eta' evolutiva: "Questi dati ci parlano
soprattutto della necessita' di sostenere le persone che sono in
maggiore difficolta' in tutto il percorso. Si pensi
all'importanza dell'assistenza post-partum, uno strumento
particolarmente importante da implementare soprattutto nella
popolazione piu' a rischio- spiega- Lo dimostrano i dati sulle
donne straniere in gravidanza nelle quali il disagio psicologico
tocca punte del trenta per cento. Le stesse che, prima della
nascita, sono piu' difficoltose da inserire in circuito di
monitoraggio della gravidanza come mostra il fatto che il 13% di
loro arriva alla prima visita solo dopo il terzo mese di
gravidanza contro il 5% delle italiane".
L'indagine sulle donne immigrate si e' basata su due gruppi: uno
di intervento, che ha previsto assistenza domiciliare, e uno di
controllo, senza assistenza. I dati hanno dimostrato che le donne
assistite nei 40 giorni dopo il parto presentavano un minore
disagio psicologico (21,6% contro il 32,6%) e una maggiore
consapevolezza nella scelta del pediatra (l'82,3% delle assistite
contro il 73% di quelle non assistite). Il dato piu' preoccupante
riguarda l'informazione sulle vaccinazioni: il 19,1% delle
straniere non assistite non sa quando vaccinare i figli, contro
il 13% delle assistite. Ampio divario anche sulla conoscenza
della salute riproduttiva e sui metodi contraccettivi: il 30% del
gruppo di controllo non sa di poter restare incinta nel periodo
di allattamento, contro il 7,1 del gruppo di intervento. Dati
significativi nell'ottica di una maggiore pianificazione di piani
di assistenza del percorso nascita per le donne straniere.
Ma l'indagine Iss ha preso in considerazione anche il profilo
delle mamme immigrate. Il 30,4% viene soprattutto dall'Est-Europa
(dalla Romania nel 18,4% dei casi), 33,1% dall'Africa (il 12,9%
dall'Egitto e il 12,2% dal Marocco), il 20% dall'Asia (il 7,3
dalle Filippine) e il 16,5 dall'America Latina (il 6,2% dal Peru'
e il 5,1% dall'Ecuador). Nell'86,8% dei casi hanno il
coniuge/partner in Italia e la meta' (il 50,2%) sono casalinghe.
Hanno 9-13 di scolarizzazione nel 50,7% dei casi. Il 77,2%
conosce la lingua italiana, hanno un regolare permesso di
soggiorno (96,8%) e vivono in Italia da un periodo che va dai 2 a
ai 5 anni (46,3%).
(Wel/ Dire)
|