"SI ABBASSANO DRASTICAMENTE I FATTORI DI RISCHI CARDIOVASCOLARI"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 16 apr. - Mangiare meno, e'
questo il segreto. Ridurre l'apporto calorico vale quasi come un
elisir di lunga vita. Il perche' e' spiegato su Science da un
articolo frutto di una collaborazione tra Istituto Superiore di
Sanita' e Washington University School of Medicine di St. Louis
negli Stati Uniti.
"L'obiettivo di questi studi - ha spiegato Enrico Garaci,
presidente dell'Istituto Superiore di Sanita' - e' quello di
comprendere i meccanismi metabolici e le basi molecolari che
regolano l'invecchiamento e la loro correlazione con l'insorgenza
delle malattie, in particolare quelle cardiovascolari, tumorali e
neurodegenerative, per fare in modo che all'aumentare della vita
media corrisponda un aumento anche della sua qualita'".
"La popolazione - ha proseguito Garaci - continua a
invecchiare ma non in salute. La speranza di vita alla nascita in
Italia, oggi, e' di circa 80 anni. La speranza di vita in salute,
pero', e' solo di 50 anni: cio' significa che per almeno 30 anni
siamo soggetti a malattie di vario genere e questo comporta anche
un costo sanitario enorme. La sfida e' quella di ridurre in pochi
anni il gap tra speranza di vita e speranza di vita in salute".
Lo studio, che ha come primo firmatario Luigi Fontana,
direttore del reparto di Nutrizione e invecchiamento dell'Iss,
illustra come tagliare l'apporto calorico dal 10 al 50%
diminuisca l'attivita' delle vie di segnalazione intracellulare e
di alcune importanti vie metaboliche. Cio' si traduce in un
aumento considerevole della vita e in una riduzione
dell'insorgenza della maggior parte delle patologie associate
all'invecchiamento. Effetti analoghi si ottengono in animali da
esperimento in cui siano state modificate geneticamente o
farmacologicamente queste stesse vie di segnale cellulare,
simulando uno stato di restrizione calorica.
"Sono meccanismi ancestrali - ha spiegato Fontana - che si
sono conservati dal lievito all'uomo per proteggere i nostri geni
durante periodi di carestia e permettere la trasmissione del
migliore patrimonio genetico da una generazione all'altra quando
ritorna l'abbondanza di cibo".
Sulla scia dei risultati ottenuti dalla restrizione calorica
negli animali, un gruppo di 50 volontari per sette anni ha
ridotto volontariamente l'apporto calorico del 25-30% e i
risultati sono stati spettacolari: tutti i fattori di rischio
cardiovascolari sono migliorati drasticamente, le arterie
carotidi sono pulite e il loro cuore e' piu' giovane di circa 15
anni. "Il rischio di sviluppare un infarto cardiaco, un ictus
cerebrale o una scompenso cardiaco - dice Fontana - e'
bassissimo, praticamente nullo". E anche i fattori metabolici
associati a un aumentato rischio di cancro sono diminuiti.
(Wel/ Dire)