NON SENTONO LA MUSICA, MA RIESCONO A SUONARE CON LE VIBRAZIONI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 2 apr. - A vederli dal vivo i
"Deaf Drums Road", travolgenti e divertiti nell'esibizione,
nessuno potrebbe immaginare che loro in realta' il suono della
musica non lo sentono, e che tengono il ritmo soltanto con le
vibrazioni del corpo. Eppure e' proprio cosi'. Nel Convitto per
sordi della capitale e' nato, infatti, il primo gruppo di
percussionisti sordi. Quasi un ossimoro si direbbe, in realta'
un' esperienza unica nel campo musicale che fonde insieme tecnica
raffinata di insegnamento ed efficacia nella realizzazione. Ma
come si fa a insegnare il senso del ritmo a chi ha perso l'udito?
"Una persona sorda dalla nascita non puo' avere un riferimento
ritmico regolare non avendo mai avuto la possibilita' di
ascoltare e seguire un brano musicale, se non sottoforma di
percezione di alcune frequenze-vibrazioni- sottolinea Sergio
Quarta, musicista professionista, maestro di musica e ideatore
del laboratorio del convitto di Roma. "Un bambino che nasce sordo
non puo' ascoltare la ninna nanna della madre, che e' forse il
primo messaggio ritmico musicale che ci viene trasmesso
direttamente. Lavorando con i ragazzi sordi, mi sono concentrato
sul quadro dei movimenti quotidiani e spontanei, in particolare
sul camminare. Una persona sorda, camminando, riproduce in
maniera spontanea, una sequenza ritmica regolare, come fa una
persona udente. Tenendo in grembo un tamburo e cercando di
sostenere una camminata naturale, abbiamo fatto corrispondere, a
ogni passo, un colpo prodotto con la mano per ottenere un effetto
all'unisono, quindi lo sviluppo e la costruzione di un ritmo
regolare, grazie anche allo studio della tecnica dei vari
strumenti".
Il laboratorio nato tre anni fa da un'idea di Sergio Quarta
con sei ragazzi, oggi vede coinvolte venticinque persone. "Uno
dei compiti, o se preferiamo delle missioni, di ogni musicista,
e' quello di portare la musica dove non c'e'- continua il
maestro-. Da molti anni intraprendo viaggi per andare a suonare
in diversi luoghi anche molto lontani. Dopo la prima esperienza
al convitto per sordi, mi resi conto che forse il posto piu'
lontano dove portare la musica, era a soli 6 km da casa mia".
La stessa struttura che ospita i ragazzi ha scommesso fin
dall'inizio sulla riuscita di questo progetto, unico nel suo
genere. "Accolsi con stupore e meraviglia, ma con grande
entusiasmo, questa proposta pur se poteva apparire bizzarra-
aggiunge il rettore del Convitto Rossella Puzzuoli-. Nel corso
dei tre anni il progetto si e' incrementato e ora il laboratorio
prevede un gruppo di "veterani", ovvero un corso avanzato, e un
gruppo di principianti. Il corso di musica ha prodotto, inoltre,
una notevole socializzazione tra gli allievi e alcuni di essi
hanno imparato a conoscersi meglio e a rispettarsi. Fanno gruppo
anche all'esterno, si stimano, si proteggono, insomma sono
diventati amici".
(Wel/ Dire)