SALUTE. AUTISMO, LA STORIA: DA 20 ANNI LOTTO PER MIO FIGLIO
UN PAPÀ: C'È CHI SPECULA, BISOGNA STARE ATTENTI
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 2 apr. - Venti anni in trincea,
tra terapie piu' o meno valide e medici piu' o meno credibili,
per aiutare suo figlio a combattere contro l'autismo. Luigi
Aloisi, presidente dell'Associazione genitori soggetti autistici
solidali, le ha passate tutte. Anche perche' quando a Elia, il
suo piccolo, fu diagnosticato questo disturbo le terapie non
erano quelle di oggi. Cosi', almeno all'inizio, quando e'
importantissimo intervenire per tentare la soluzione del
problema, ai genitori di Elia sono stati dati suggerimenti non
sempre validi.
"Addirittura- racconta Aloisi- ci dissero che il suo diturbo
era colpa nostra perche' non avevamo accettato il bambino e lo
avevamo costretto a chiudersi sempre di piu'". Pioggia fredda
sulle teste di una mamma e un papa' che, pero', non si sono
arresi. "Ci hanno messi tutti in terapia- racconta Aloisi- poi
abbiamo fatto interventi di psicodinamica per tre anni circa
presso un noto esperto a Palermo, con risultati devastanti". Poi
la scuola, dove, purtroppo, "i docenti di sostegno non erano
specializzati. Anche oggi- racconta Aloisi da presidente di
Associazione Angsas- e' difficile trovare personale preparato, le
scuole non fanno formazione". Elia, sua madre e suo padre ne
hanno passate di cotte e di crude: hanno provato le tecniche che
usavano i suoni (il bimbo ascoltava brani gregoriani per
ripristinare quell'armonia interrotta dal parto), hanno provato
le terapie dai nomi piu' assurdi. Negli anni qualche risultato,
comunque, e' arrivato.
"Il mio ragazzo ha ottenuto dei miglioramenti, ma ha ancora dei
limiti: non parla, scrive solo in stampatello e usa solo
sostantivi". Al diploma Elia ci e' arrivato, alla laurea no,
impossibile. "La nostra- continua il papa'- e' stata una
esperienza devastante: se fosse cominciata nel 2010 avremmo
scritto un'altra storia, oggi le competenze sono maggiori. Ai
genitori dico: bisogna intervenire presto, precocemente,
rivolgersi alle strutture di neuropsichiatria infantile e
attivare un percorso educativo prima possibile".
Non bisogna, invece, "affidarsi ad Internet perche' c'e' chi
specula. Anche per questo da parte del ministero servirebbero
piu' controlli e linee guida da rispettare. Educare il bambino
autistico e' un investimento perche' poi non pesera' sul tessuto
sociale fino alla morte".
(Wel/ Dire)
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