SALUTE. AUTISMO, 1 CASO OGNI 300 BIMBI; 'PATOLOGIA IN CRESCITA'
DI RENZO (IDO): "FARE DIAGNOSI PRESTO, VIETATO FIDARSI DEL WEB"
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 2 apr. - Un bambino ogni 300
nel mondo ha un disturbo che rientra nel cosiddetto spettro
autistico. Insomma, se proprio non ha l'autismo, comunque soffre
di un problema che ci si avvicina. Solo quindici anni fa i casi
erano uno ogni duemila bimbi. L'aumento e' esponenziale, come
conferma Magda Di Renzo, psicoterapeuta dell'eta' evolutiva e
responsabile del progetto 'Tartaruga' per l'autismo dell'Ido,
l'Istituto di Ortofonologia di Roma dove da trent'anni vengono
accolti i bambini che hanno questo tipo di disturbo, insieme ai
loro genitori, per studiare terapie ad hoc.
"Cio' che e' essenziale- spiega l'esperta- e' fare la diagnosi
entro i tre anni. Prima ci si muove meglio e', perche' si riesce
ad intervenire quando ancora il disturbo non si e' radicato". I
primi segni di cui tenere conto? "Il bambino tende a ritirarsi,
non e' coinvolto uditivamente e visivamente nel mondo. Se ci sono
questi segnali bisogna muoversi subito, cercando strutture
adeguate per valutare i disturbi della relazione". Vietato
seguire le 'mode'. "L'utima- racconta Di Renzo- e' quella di
andare in Argentina per il ricambio del sangue. Negli anni scorsi
erano di moda le diete per autistici. Attorno a questo disturbo-
commenta amareggiata l'esperta- si sono succeduti mode e
accanimenti incredibili, grazie anche all'uso di Internet". Il
rischio e' quello di entrare nella spirale dei cialtroni che
vendono soluzioni facili per un problema che facile non e'.
"Per fortuna oggi i pediatri sono molto piu' sensibili e sono
i primi a mobilitare i genitori", commenta l'esperta. L'autismo,
ricorda la psicoterapeuta, riguarda soprattutto i maschi, con un
rapporto di 4 a 1 rispetto alle femmine. "Non e' ancora chiara la
causa della patologia e questo va detto- continua- perche' ogni
tanto viene data una causa che fa scaturire delle terapie le
quali, di conseguenza, non sono valide".
Ma perche' i casi di autismo sono in aumento? "Da una parte-
spiega Di Renzo- c'e' una maggiore capacita' di fare la diagnosi.
In secondo luogo stiamo assistendo ad un cambiamento della
patologia verso dei quadri piu' psicotici, dove sono in aumento
le difficolta' relazionali. Un fenomeno che si sta verificando
perche' i bambini sono sempre piu' precoci da un punto di vista
cognitivo, iperstimolati ad usare anche strumenti rapidi come il
computer fin da piccoli, ma restano immaturi dal punto di vista
affettivo. Il cambiamento dei modelli culturali incide sui
disturbi del comportamento". Cosa fare, dunque? Intervenire
subito, e' il primo passo. "All'Ifo ci occupiamo da anni di
autismo e abbiamo fatto numerose ricerche per definire la
gradualita' del disturbo. Abbiamo cercato di individuare
situazioni in cui poter discriminare la presenza di capacita'
esistenti nel bambino prima considerate assenti come per esempio
il gioco simbolico. Abbiamo anche cercato di capire se in questi
piccoli c'e' intenzionalita' e se c'e' in che misura. Capiore se
la situazione e' severa o meno serve come punto di partenza per
la terapia. Negli anni abbiamo capito che lo sviluppo del bambino
autistico segue l'andamento di quello normale, ma con dei tempi
molto piu' lenti. Di qui il progetto 'Tartaruga' che cambia la
propspettiva di terapia".
A Roma 100 bambini, in media tra i 6 e i 7 anni, in regime di
convenzione, partecipano al progetto che prevede un intervento di
psicomotricita' in gruppo con i bambini, un intervento in acqua
per fare esperienza sensoriale, un incontro di pet terapy a
settimana. Poi il terapeuta va a casa del bambino. Sono previsti
anche interventi fissi come il massaggio pediatrico,
l'osteopatia, la logopedia, la stimolazione cognitiva e incontri
con i genitori. Non mancano, poi, servizi a scuola: i terapeuti
vanno nel plesso del bambini per tenere i contatti con gli
insegnanti e formarli. "Il progetto e' partito da nove anni-
chiude Di Renzo- abbiamo preso dei bambini molto piccoli e in
alcuni casi i risultati sono incoraggianti".
(Wel/ Dire)
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