PRESENTATA A TORINO LA SCOPERTA CHE MODIFICA LA MATERIA GRIGIA.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 set. - La psicoterapia
cambia il cervello. La risonanza magnetica funzionale ne ha
fotografato l'attivita', dimostrando cosi' la veridicita' di
questa rivoluzionaria affermazione. La scoperta verra' presentata
durante il 20^ Congresso mondiale di Psychosomatic Medicine dal
titolo "Psychosomatic Innovations for a New Quality of Health
Care", che in corso a Torino dal 23 al 26 settembre al Centro
Congressi del Lingotto. Importante prova per sostenere le
affermazioni iniziali e' la recente scoperta - grazie a tecniche
avanzate di neuroimaging, quali ad esempio l'utilizzo della
risonanza magnetica funzionale (fMRI), che permette di
'fotografare' l'attivita' del nostro cervello - che la
psicoterapia e' in grado di modificare l'attivazione di aree
specifiche cerebrali in modo tale che l'individuo possa gestire
meglio emozioni negative quali ansia, panico, depressione, paura,
etc...
Una miglior gestione di tali emozioni, che sono universali
reazioni psichiche alla sofferenza ed alla malattia, e'
indispensabile ad una medicina piu' avanzata: spesso infatti le
emozioni di stress si trasformano in veri propri disturbi
mentali, aggravando e complicando la malattia organica di cui
l'individuo si e' ammalato. Basti ricordare che la depressione
nei pazienti che hanno avuto un infarto cardiaco, aumenta il
rischio di un secondo infarto da 2 a 5 volte, se si confrontano i
soggetti infartuati depressi con i soggetti infartuati non
depressi. Da oggi esistono le prove che i circuiti cerebrali
sottesi alla nostra personalita' determinano le risposte alle
cure e che tali circuiti, e percio' le risposte alla malattia ad
essi correlate, possono e dovranno essere migliorate dalla
psicoterapia e dal sostegno psichiatrico. Altri studi, ad
esempio, con le tecniche di neuroimaging hanno 'fotografato', in
pazienti depressi, la normalizzazione dell'attivita' cerebrale
dopo una psicoterapia di qualche mese con un effetto simile a
quello prodotto dai farmaci antidepressivi.
L'azione della psicoterapia e' quindi un'azione con basi
biologiche, che finalmente si incominciano a conoscere. Al
Congresso partecipera' uno dei precursori di tali studi il
professor Claude Robert Cloninger, della Washington University
School of Medicine di St Louis (USA),ed esporra' il suo
trentennale lavoro sul modello psicobiologico della personalita'.
Il ricercatore chiarito che "nel nostro cervello operano quattro
circuiti di base - chiamati nell'insieme temperamento - da cui si
origina la nostra personalita': un circuito di attivazione del
comportamento, un circuito di soppressione del comportamento, un
circuito di perseverazione del comportamento, un circuito
sensibile alla ricompensa ed ai legami sociali per rafforzare i
comportamenti premianti". Ognuno di questi circuiti, infatti,
sembra essere in parte ereditabile e presente fin dalla nascita
ed in parte si plasma con l'ambiente. In seguito, con lo sviluppo
si crea negli anni una seconda parte della nostra personalita',
il carattere, che ha la funzione di gestire ed orientare le
inclinazioni del temperamento di base.
"Piu' il carattere crescera' su un buon temperamento- continua
Cloninger- piu' sara' facile raggiungere un buon equilibrio, piu'
il temperamento di base e' squilibrato, piu' si dovra' plasmare
un carattere maturo e capace. Ogni circuito cerebrale di base
riconosce precisi correlati biologici detti neurotrasmettitori:
anche tutti questi correlati biologici ed il carattere stesso
sono plasmabili con la psicoterapia".
Il Congresso vedra' la partecipazione anche del professor
Georg Northoff della Otto-von-Guericke University, di Magdeburgo
(Germania). Il ricercatore tedesco, che sta approfondendo e
verificando alcuni principi psicosomatici, ha dimostrato che
l'angoscia che si trasforma in somatizzazione, come nelle
paralisi cosiddette isteriche e nelle catatonie (comportamenti
caratterizzato da blocco motorio e resistenza di fronte
all'ambiente esterno), non e' frutto di una generica suggestione,
ma riconosce l'attivazione o inibizione di precisi circuiti
cerebrali. Secondo questi studi, dunque, sembra pensabile che
tecniche psicoterapiche specifiche in futuro potranno curare in
modo specifico tali disturbi, e molte altre somatizzazioni
diffuse nella popolazione generale.
(Wel/ Dire)