20 PARLAMENTARI LAICI PDL SCRIVONO AL PREMIER: "CAMBIARE STRADA".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 24 set. - Un auspicio affinche'
il dibattito sul testamento biologico "si svolga nel doveroso
rispetto del diritto di ogni deputato di esprimersi secondo
coscienza". A esprimerlo e' il presidente della Camera,
Gianfranco Fini, nel corso di un incontro con i radicali Marco
Cappato, Luigi Manconi e Mina Welby, avvenuto nello studio del
presidente della Camera a Montecitorio.
Il colloquio e' stato chiesto dai Radicali per consegnare a
Fini un dischetto contenente oltre 3.300 testamenti biologici
raccolti on line in questi mesi. Fini, a quanto emerge, si e'
impegnato "a far si' che l'imminente dibattito parlamentare si
svolga nel doveroso rispetto del diritto di ogni deputato di
esprimersi secondo coscienza". Si e' quindi augurato che il
dibattito in commissione e in aula "si svolga in un clima pacato
e scevro da ogni pregiudizio".
20 DEPUTATI LAICI PDL SCRIVONO AL PREMIER: "CAMBIARE STRADA" -
Sul disegno di legge sul testamento biologico in discussione alla
Camera e' "preferibile e ancora possibile cambiare strada". Sono
venti i deputati del Pdl che chiedono al governo, con una lettera
indirizzata a Silvio Berlusconi ("Lettera per un disarmo
ideologico", pubblicata oggi dal Foglio), di invertire la rotta e
approfondire la discussione prima di legiferare sul fine vita.
Nella missiva, i venti 'laici' pidiellini scrivono:
"L'iper-regolamentazione giuridica del fine vita non contrasta
solo con il senso di giustizia, ma con il senso di realta'.
L'infinita e drammatica casistica materiale e morale che emerge
nelle relazioni di cura non puo' essere infilata a forza in una
legge fatta di norme astratte e generali". Per gli appellanti "la
legge puo' prudentemente fissare i confini 'esterni', ma non i
contenuti 'interni', che sono interamente affidati alle relazioni
morali e professionali che legano il malato al suo medico e ai
suoi congiunti".
I venti chiedono di approdare a "una soft law che ribadisca
con chiarezza il no all'eutanasia e all'accanimento terapeutico,
e che per il resto istituisca una sorta di riserva deontologica
sulla materia del 'fine vita', demandando al rapporto tra i
pazienti, i loro familiari e fiduciari e i medici la decisione in
ordine a ogni scelta di cura".
La lettera ha la prima firma del leader dei Riformatori
Liberali Benedetto Della Vedova. Seguono: Adolfo Urso, Antonio
Martino, Fiamma Nirenstein, Mario Baccini, Flavia Perina, Peppino
Calderisi, Giulia Bongiorno, Mario Pepe, Enzo Raisi, Antonio
Buonfiglio, Santo Versace, Silvano Moffa, Roberto Antonione,
Fabio Gava, Alessandra Mussolini, Deborah Bergamini, Marcello De
Angelis, Giuseppe Moles, Giorgio Stracquadanio.
(Wel/ Dire)