(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 8 ott. - L'ictus e' la terza
causa di morte e la prima di disabilita' in Italia. All'impatto
fortissimo sull'impegno organizzativo e di risorse, che coinvolge
i sistemi di emergenza-urgenza, l'organizzazione diagnostico
terapeutica ospedaliera e quella riabilitativa, si aggiungono gli
alti costi sociali. "Per ogni 100 mila abitanti sappiamo
statisticamente- dice Maria Grazia Carraro, direttore
dell'ospedale di Conegliano, ULSS 7 Pieve di Soligo (TV)- che
ogni anno si presentano 220 casi nuovi di ictus". Il carattere
improvviso e delocalizzato dell'ictus pone problematiche non
secondarie di pronto intervento e di rapidita' nell'ottenere
risparmio prezioso di tempo per la salute del paziente. "Il
fattore tempo- chiarisce Carraro- e' sicuramente una delle
variabili piu' delicate e di massima importanza: di fronte
all'insorgenza dell'ictus bisogna cercare di agire entro un arco
temporale di tre ore e, in caso di deficit neurologico grave,
decidere l'intervento trombolitico. Ma solo alcuni centri
ospedalieri, quelli capoluogo di provincia, sono abilitati alla
trombolisi e dotati di un presidio neuroradiologico e
neurochirurgico. A livello territoriale la mancanza di un
neurologo impedisce di fatto l'intervento trombolitico".
Ed e' proprio per ovviare a tale situazione e garantire le
medesime condizioni di diagnosi e trattamento di qualsiasi
paziente colpito da ictus, indipendentemente dall'ambito
territoriale in cui l'ictus si manifesta, che e' stato deliberato
dalla Regione Veneto il progetto, curato dal Consorzio
Arsenal.it, di mettere in rete i centri di presidio territoriale
con le aziende sanitarie capoluogo di provincia, in cui sono
presenti i servizi di neuroradiologia e neurochirurgia. Il
progetto, che in fase sperimentale sara' avviato entro la fine
dell'anno, "vuole verificare- precisa Carraro- come sia possibile
garantire, a fronte di una sospetta diagnosi di ictus, l'invio,
il piu' precoce possibile, di un soccorso medico avanzato per
centralizzare il paziente in un ospedale di rete o sede di
dipartimento provinciale, dove eseguire la somministrazione di
una terapia trombolitica, per ridurre i danni da ictus e
permettere di mettere il paziente in condizioni di affrontare la
terapia di cura con maggiori possibilita' di successo".
In prima battuta, saranno direttamente coinvolte le Ulss di
Treviso e di Pieve di Soligo, che utilizzeranno la preesistente
piattaforma per il teleconsulto neurochirurgico, realizzata con
il progetto Health OPTIMum, ma adattata e declinata alla gestione
dell'ictus. "La specificita' del progetto- chiarisce Carraro- sta
proprio nella possibilita' di decidere di somministrare la
terapia trombolitica, utilizzando piattaforme di rete che
permettono il controllo, il monitoraggio, il confronto sanitario
e la trasmissione dati e video a distanza, in tempo reale, tra il
centro periferico e l'ospedale di riferimento h24. Come e' noto,
il trattamento trombolitico presenta protocolli molto rigorosi e
il medico, un neurologo, che lo prescrive, deve avere a
disposizione numerose informazioni diagnostiche, perche' non a
tutti i pazienti puo' essere somministrato il trattamento.
Quindi, una volta che il paziente con insorgenza di ictus si
presenta o viene portato in un centro privo di assistenza h24,
attraverso la piattaforma di teleconsulto i sanitari locali
entrano in contatto con il neurologo dell'azienda sanitaria di
riferimento. Insieme viene fatta una prima valutazione dello
stato del paziente e, se necessario, il neurologo da' le
indicazioni necessarie ad effettuare la terapia trombolitica al
personale medico sanitario in loco. L'utilizzo di telecamere e la
possibilita' di trasmettere e confrontare i dati biometrici
consente il monitoraggio continuo on-line, mantenendo sempre la
situazione sotto controllo. Tutte le decisioni e le
autorizzazioni delle procedure avvengono con trasmissione di
documenti su cui e' apposta la firma digitale. Il vantaggio di
una rete siffatta- spiega Carraro- permette, innanzitutto, di
abbassare la criticita' della variabile tempo e consente
l'adozione di decisioni di governance del decorso clinico del
paziente per un trasferimento piu' agevole nel centro ospedaliero
specializzato. Si tratta di un modello- conclude Carraro- che
puo' essere esteso anche ad altre patologie, in cui il fattore
tempo e' decisivo, come in alcuni contesti in ambito pediatrico".
Il personale sanitario delle ULSS di Treviso e Pieve di Soligo
coinvolto nel progetto (neurologi, neuroradiologi, radiologi,
analisti di laboratorio, personale di pronto soccorso e
rianimazione) ha dovuto seguire un rigoroso percorso formativo
per adottare comuni standard di comportamento e semantici. Per
avere il senso del valore e dell'importanza sanitaria e sociale
del progetto un solo dato per concludere: nella sola area vasta
di Treviso e Belluno l'incidenza e' di 2700 ictus all'anno su
1.100.000 abitanti.
(www.hcmagazine.it)
(Wel/ Dire)