(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 1 ott. - La Coalizione europea per il vivere nella societa' (Eccl), di cui fanno parte diverse organizzazioni europee che si occupano di disabilita' nonche' alcuni gruppi di ricerca universitari, ha pubblicato un rapporto sull'Art. 19 della Convenzione Onu sui diritti dei disabili (Crpd). Il rapporto contiene raccomandazioni pratiche alla Commissione Europea, al Consiglio d'Europa, agli Stati membri, ai governi nazionali e alle autorita' locali per favorire l'integrazione delle persone con disabilita' nella societa' e per farli uscire dagli istituti, spesso fonte di segregazione e di esclusione. Fra le raccomandazioni, la fine della tutela per i disabili mentali da sostituire con meccanismi che ne favoriscano il diritto all'autodeterminazione, un'assicurazione di qualita' e un monitoraggio obbligatorio per tutti i servizi forniti ai disabili, la ratifica da parte di tutti gli Stati europei della Crpd, la soppressione dei finanziamenti agli istituti residenziali e la loro graduale chiusura attraverso la non ammissione di altri utenti, campagne di sensibilizzazione sul diritto dei disabili a vivere nella societa', lo scambio di buone pratiche fra Paesi e la costituzione di una pool di esperti che guidino il processo di chiusura degli istituti. L'articolo 19 della Crpd stabilisce che "tutte le persone disabili hanno il diritto di vivere in maniera indipendente e di partecipare alla societa'". Nonostante questo, si legge nel rapporto, "in molti Paesi (soprattutto, ma non solo, dell'Europa centro-orientale) i disabili continuano a essere segregati in istituti residenziali, spesso per tutta la vita. Anche molti disabili che vivono con le loro famiglie sperimentano l'esclusione a causa della mancanza di risorse e servizi; che ne favoriscano la partecipazione". Un po' di numeri: nell'Ue piu' Turchia, sono 1,2 milioni i disabili che, nell'ultimo decennio, hanno vissuto e tuttora vivono segregati in istituti, spesso sottoposti a trattamenti inumani, punizioni corporali, limitazioni della liberta', abusi sessuali, diete con cibo scarso e scadente ecc. È inoltre probabile che la stima sia in difetto, dato che molti Paesi sono stati restii o non esaustivi nel fornire informazioni e altri (come Austria, Germania e Grecia) non hanno fornito alcun dato. Sui 25 Paesi censiti, comunque, sedici hanno sostenuto e sostengono, con fondi statali o locali, istituti con piu' di cento persone. Ventuno sono invece gli Stati che offrono sussidi a istituti con piu' di trenta persone. Ma cosa suggerisce di fare il rapporto della Eccl? "La pratica di isolare i disabili con soggiorni prolungati in istituti residenziali e' una chiara violazione dei diritti umani", si legge nello studio. "I servizi per i disabili dovrebbero essere pensati per sostenere questi ultimi nel processo di inclusione nella societa', nel costruire relazioni di amicizia e nel rafforzare i legami familiari nonche' nel vivere appieno nella comunita'. Tutti obiettivi che i disabili possono raggiungere se sostenuti adeguatamente in un tale percorso". Di conseguenza, i governi centrali e locali e le istituzioni europee devono riconoscere il diritto dei disabili a vivere nella societa', impegnandosi concretamente per una graduale implementazione dell'articolo 19 della Crpd. Per fare cio', il primo passo e' quello di pensare a servizi basati sulla comunita' e orientati sui bisogni delle singole persone e non a strutture che creino isolamento. Poi si chiede ai governi un approccio olistico che vada verso una sempre maggiore accessibilita' di informazioni, strutture e servizi. Infine si auspica una maggiore partecipazione e inclusione dei disabili, attraverso le organizzazioni che li rappresentano, ai processi decisionali. (Wel/ Dire)