TUMORI AL SENO: SCREENING A 60% DONNE, MA NON BASTA
MOZIONE DI ALCUNE PARLAMENTARI ALLA CAMERA, FAZIO LO ACCOGLIE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 19 nov. - Lo screening per la diagnosi precoce del tumore al seno riguarda, in Italia, solo il 60% delle donne aventi diritto. In tutto sono circa 3 milioni quelle che restano fuori dai controlli. Sono i dati che la onlus 'Salute Donna' ha presentato oggi alla Camera al vice ministro Ferruccio Fazio, insieme ad una mozione firmata da diverse parlamentari capitanate dalla deputata del Pdl Gabriella Carlucci che impegna il governo a fare di piu' per stimolare le regioni che restano indietro. Mozione subito accolta dal responsabile della Sanita' italiana. 'Salute Donna' denuncia che in Italia c'e' un forte squilibrio negli screening tra le regioni del Nord e il Centro da un lato (si va dal 70 all'80% delle donne coinvolte) e le regioni del Sud e delle Isole (25% di donne che accedono). Tra le regioni che raggiungono livelli di eccellenza figurano Lobardia ed Emilia Romagna (siamo oltre il 99%), fanalini di coda sono Puglia e Sicilia (11,77% e 17,86%). Superare queste differenze e' uno degli obiettivi della campagna 'Breast friends for life' promossa dalla onlus e della mozione presentata oggi nella cui premessa si spiega che il tumore al seno colpisce ogni anno 37mila donne, di cui 8mila muoiono. I programmi di screening mammografico rientrano fra i Livelli essenziali di assistenza (Lea), e devono essere garantiti a tutte le donne tra i 50 e i 70 anni residenti sul territorio nazionale. Solo cinque regioni, pero', superano lo standard del 90%: Lombardia, Val D'Aosta, Friuli Venezia Giulia, Emilia Romagna e Umbria. In tutto, nel 2007, secondo Annamaria Mancuso, presidente di 'Salute Donna', "a fronte di oltre 7 milioni e 300mila donne potenzialmente destinatarie dello screening mammografico, solo il 60% circa e' stato effettivamente invitato a sottoporsi a mammografia". La mozione delle parlamentari accolta da Fazio prevede, tra l'altro, che il tumore al seno sia considerato una patologia sociale, che ci sia un progetto nazionale si sensibilizzazione sull'importanza della diagnosi precoce, che si eliminino le differenze fra regioni. Un punto su cui il vice ministro ha mostrato particolare accordo spiegando che "il governo ha a cuore questo tema. Noi sappiamo- ha detto- quali sono le Asl e le regioni che restano indietro, potremmo utilizzare questi dati in futuro come indicatore di efficienza territoriale. Spero che questo rientri tra gli elementi premiali del nuovo patto per la Salute". (Wel/ Dire)
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