RELAZIONE SU MOZIONI BUTTIGLIONE-BARANI: NON TROVANO CONSENSI.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 3 nov. - 'Non c'e' un consenso
a livello internazionale' per promuovere in sede Onu una
risoluzione che condanni l'aborto come strumento di controllo
demografico. Anzi, molti dei Paesi dell'Unione europea ed extra
Ue 'farebbero opposizione' a iniziative del genere. E' quanto si
legge in una relazione del ministero degli Esteri relativa
all'attuazione delle mozioni Buttiglione (Udc) e Barani (Pdl)
approvate dalla Camera il 15 luglio scorso con il si' di Pdl,
Lega e Udc (a cui si era unito il voto della teodem Paola
Binetti) e con l'astensione di Pd e Idv. Le mozioni, accolte dal
governo, impegnavano l'esecutivo a promuovere una risoluzione
delle Nazioni Unite 'che condanni l'uso dell'aborto come
strumento di controllo demografico ed affermi il diritto di ogni
donna a non essere costretta ad abortire favorendo politiche che
aiutino a rimuovere le cause economiche e sociali dell'aborto'.
Le proposte Buttiglione-Barani, accolte dal governo e salutate
con entusiasmo dai cattolici di entrambi gli schieramenti quando
furono approvate, sembrano quindi non avere alcuna 'chance' cosi'
spiega la Farnesina, di arrivare all'attenzione dell'assemblea
Onu. In pratica, paiono destinate a rimanere lettera morta.
La relazione sul seguito dato all'attuazione degli impegni del
governo sulle mozioni risale al 22 ottobre scorso ed e' stata
trasmessa al parlamento una settimana fa con una lettera del
ministro degli Esteri. Nella nota si spiega che 'al fine di
assicurare un concreto seguito al dispositivo delle mozioni, sono
stati tempestivamente sondati i parteners Ue e i principali
attori internarizonali' per 'ricercare il necessario consenso
alla presentazione di una risoluzione'. Pero', si annuncia,
'l'accoglienza della de'marche (dell'iniziativa, ndr.) da parte
dei partners comunitari e' stata tiepida'.
Senza fare nomi, si spiega quindi che 'solo un Paese ha
aderito senza riserve all'eventualita' di avviare la
presentazione di una risoluzione nei termini delineati dalle
mozioni'. Gli altri Paesi, 'anche quelli che storicamente hanno
posizioni analoghe a quelle che ispirano le mozioni, hanno messo
l'accento sulle difficolta' di un tale processo, giungendo in
alcuni casi a preannunciare una loro opposizione a eventuali
iniziative a livello Ue e Onu'. Il ministero degli Esteri, nella
sua nota sulle mozioni Buttiglione-Barani approvate lo scorso 15
luglio dalla Camera, elenca quindi le 'argomentazioni piu' spesso
evocate' dai Paesi contattati per dire 'no' a una moratoria
internazionale dell'aborto obbligatorio. Le osservazioni, che
sono riassumibili in quattro punti, vanno dalla non opportunita'
di riaprire la questione, perche' esistono dei documenti gia'
approvati in anni passati con il consenso internazionale, al
fatto che si rischierebbe di provocare 'fratture' tra i partners
Onu.
Tra le argomentazioni, innanzitutto, e' stato sottolineato che
'la condanna dell'aborto come strumento di controllo demografico
e' gia' contenuta nel Programma di azione del Cairo del 1994 e
ripresa nella Dichiarazione e nel programma di azione di Pechino
del 1995. Entrambi i testi- si sottolinea a livello
internazionale - furono adottati per consenso' e quindi
'qualsiasi altra pronuncia internazionale in merito, che dovesse
avvenire in modo non consensuale, costituirebbe un passo indietro
rispetto al linguaggio cristallizzato nei citati strumenti'.
Seconda osservazione: 'La questione evocata, con i temi ad
essa correlati, rischierebbe di provocare fratture all'interno
della stessa Ue e, piu' in generale, in seno alla 'membership'
Onu. Sulla questione dell'aborto- si legge nella relazione della
Farnesina- non vi e' consenso nella comunita' internazionale e il
linguaggio consolidato sui temi che in un modo o nell'altro vi
sono connessi e' il frutto di complessi e edelicati negoziati,
che tengono conto delle diverse sensibilita' etiche, religiose e
politiche che vengono toccate'. Risulta quindi 'difficile-
prosegue la relazione- riaprire contestualmente la questione
degli strumenti di contraccezione e della pianificazione
familiare in genere' perche' 'da piu' parti e' stato messo in
luce come le posizioni dei Paesi Ue sull'aborto e sulla sfera
sessuale e riproduttiva siano molto diverse, e ricordato come
queste divergenze vengano in luce ogni qualvolta i 27 si trovino
a negoziare testi su questi argomenti'. Il 'no' a una moratoria
Onu contro l'aborto obbligatorio, specifica ancora il ministero
degli Esteri nella sua relazione sulle mozioni
Buttiglione-Barani, e' sostenuto a livello internazionale, anche
da una terza argomentazione. E cioe', perche' c'e' 'il rischio'
che l'iniziativa 'abbia conseguenze negative sul raggiungimento
di posizioni comuni su altre tematiche di fondamentale importanza
per la salute e la tutela dei diritti delle donne'. L'iniziativa,
anzi, potrebbe risultare 'a detta di alcuni parteners, da un lato
inadeguata a garantire i diritti delle donne, essendo centratasi
una specifica condanna gia' prevista nei documenti del Cairo e
Pechino, e dall'altro andare a discapito di un'azione di piu'
ampio respiro sulla globalita' degli aspetti economici, sociali e
culturali di tali diritti'.
Ultima osservazione riportata dal ministero guidato da Franco
Frattini: 'L'iniziativa si scontrerebbe in ambito Onu con la
sicura opposizione di alcuni Paesi' come 'ad esempio la Cina' che
'percepirebbe l'iniziativa come una provocazione, facendo mancare
il suo accordo su una risoluzione di questo tenore,
compromettendo cosi' la possibilita' di raggiungere il necessario
consenso'.
Viene poi ricordato come falli', nel 2007, il tentativo degli
Stati Uniti (sotto la presidenza di George W. Bush) di portare
la questione dell'aborto forzato all'attenzione della Commissione
Onu sulla condizione femminile (Csw): gli Usa non riuscirono
nemmeno a depositare la loro proposta di risoluzione 'perche' fu
subito chiaro che l'opposizione di alcuni Paesi sarebbe stata
molto forte e dalla stessa Ue giunsero segnali di imbarazzo per
la difficolta' di raggiungere una posizione comune a 27 su tali
temi'. La Farnesina, nella sua relazione sulle mozioni
Buttiglione-Barani contro l'aborto forzato, ha infine raccolto i
punti di vista del competente Dipartimento del segretariato delle
Nazioni Unite a New York e dell'Ufficio dell'Alto commissario per
i diritti umani a Ginevra. 'Pur concordando sulle finalita' e sui
contenuti dell'iniziativa- si legge- anche questi interlocutori
hanno espresso forti dubbi sulle reali possibilita' di portarla a
termine'. In particolare, dalla 'Division for the advancement of
Women' dell'Onu e' stato sottolineanto che 'la tematica
dell'aborto e' oggetto di divisioni oggi ancora piu' che nel
2007' e che 'l'iniziativa di una risoluzione sul tema si
scontrerebbe contro l'opposizione di Paesi chiave', quali la
Cina, che 'vedrebbe in una campagna internazionale su questo una
ingerenze nei suoi affari interni'.
Il ministero degli Esteri tira dunque le fila e spiega che
'secondo gli interlocutori sondati presso le Nazioni Unite,
nell'attuale situazione degli schieramenti in assemblea generale,
una risoluzione sul tema dell'aborto non avrebbe possibilita' di
essere approvata'. A loro avviso, osservano dal ministero,
'sarebbe opportuno adottare sul tema un approccio graduale
sull'esempio che l'Italia ha adottato sulla pena di morte'
cominciando col promuovere incontri e dibattiti a New York tra
esperti provenienti dai Paesi avanzati e da quelli in via di
sviluppo, per 'affrontare dal punto di vista tecnico l'argomento,
sganciandolo da approcci etici, religiosi o politici'.
La Farnesina quindi alza le braccia e, 'alla luce delle
approfondite verifiche effettuate con i partners Ue e con i
principali attori onusiani', conclude: 'Non sembrano sussistere
pertanto, in questa fase, le condizioni per creare quel
'necessario consenso' che la stessa mozione approvata dalla
Camera individua come condizione irrinunciabile alla
presentazione di una risoluzione delle Nazioni Unite che condanni
l'uso dell'aborto come strumento di controlli demografico. Esiste
invece la possibilita' di ribadire costantemente la condanna di
questa pratica gia' contenuta nel Programma del Cairo e nella
Dichiarazione e nel Programma di Pechino. E' la strada che il
governo intende percorrere promuovendo un confronto costruttivo
su questa delicata e drammatica tematica'.
(Wel/ Dire)