(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 dic. - "Piu' impari e meno sai": da dogma del relativismo culturale a verita' scientifica. È quanto sostengono alcuni medici americani dell'Universita' della California, i quali hanno portato a termine una ricerca che mette sotto accusa il bombardamento mediatico, che sarebbe responsabile della diminuzione della nostra capacita' di concentrazione. Ogni giorno, infatti, arrivano al nostro cervello circa 100.000 parole, da giornali, televisione, radio e cinema. A questi si sono aggiunti internet, cellulari, videogiochi: una quantita' di input ingestibile per il nostro cervello, che per via dell'affaticamento sarebbe costretto a peggiorare le sue prestazioni. Le 100.000 parole, o 34 gigabyte per dirla con linguaggio informatico, manderebbero in tilt la mente umana sovraccaricandola di informazioni. Cio' ha gia' comportato, secondo alcuni, il cambiamento della struttura cerebrale umana.
Uno dei neurologi piu' stimati in Gran Bretagna, Susan Greenfield, aveva gia' in passato fatto cenno alla possibilita' che i social network, ad esempio, potessero avere degli effetti negativi, in particolare sul cervello dei bambini, riducendo la loro capacita' di attenzione e ostacolando l'apprendimento. Uno dei partecipanti della ricerca americana, Bohn, ha commentato cosi': "Penso che una cosa sia chiara: la nostra attenzione viene divisa a intervalli piu' brevi e questo probabilmente non e' buono per pensare a cose piu' profonde". Altri tuttavia sembrano essere piu' ottimisti, come nel caso di Colin Blakemore, neuroscienziato presso la Oxford University, secondo il quale "il cervello puo' crescere e aumentare di dimensione a seconda di come viene utilizzato. L'occuparsi di queste nuove informazioni provochera' forse la nascita di nuove cellule nervose".
(italiasalute.leonardo.it) (Wel/ Dire)