SALUTE. STRESS DA LAVORO, IN EUROPA NE SOFFRONO IN 40 MILIONI
ZACCARIA: "FIGURA PSICOLOGO FONDAMENTALE, ANCHE PER LE AZIENDE".
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 15 dic. - Nonostante le istituzioni internazionali -e nello specifico l'Organizzazione internazionale del lavoro, l'Organizzazione mondiale della Sanita', la Commissione, il Parlamento e la Corte di Giustizia dell'Unione Europea-, abbiano piu' volte sottolineato la necessita' di tutelare il benessere dei lavoratori non solo dal punto di vista fisico ma anche sotto l'aspetto psicologico-sociale, in Italia non e' ancora obbligatorio per le aziende valutare lo stress correlato al lavoro. Il decreto legislativo n. 106/2009 ha apportato alcune modifiche al precedente n. 81/2008 in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, pero', secondo Marialori Zaccaria, presidente dell'Ordine degli psicologi del Lazio, "nonostante i suggerimenti a piu' riprese inviati dall'Ordine il decreto correttivo ha ancora una volta prorogato l'effettiva entrata in vigore della norma che stabilisce l'obbligo per i datori di lavoro di valutare i rischi collegati allo stress lavoro-correlato".
La norma in questione e' ora al vaglio della Commissione parlamentare consultiva per la salute e la sicurezza sul lavoro.
L'Ordine degli psicologi ha offerto "la sua consulenza tecnica e le sue professionalita' ai membri della Commissione- continua Zaccaria- per arrivare in tempi brevi a un documento in grado di colmare una grave lacuna nel sistema legislativo italiano in materia di sicurezza sul lavoro. Fino ad ora non abbiamo avuto risposte".
Secondo gli ultimi dati raccolti dall'Agenzia per la sicurezza e salute del lavoro, in Europa circa 40 milioni di persone soffrono di stress legato alle condizioni di lavoro. "Le ragioni del malessere sono tante- spiega la psicologa- soprattutto in questo periodo di recessione. Le trasformazioni della societa' e del mercato del lavoro, caratterizzati da una crescente precarieta' ed insicurezza economica, fanno emergere nuovi disagi, determinati anche dalle modalita' organizzative del lavoro. Di pari passo con le forme di lavoro 'atipico', precario e sottopagato, aumentano i carichi ed i ritmi di lavoro, la necessita' di svolgere talora una doppia attivita' lavorativa e, quindi, la difficolta' di trovare il giusto equilibrio fra tempo dedicato al lavoro e tempo libero".
Oltre alla atipicita', pero', sembrano incidere in maniera negativa sulla psiche dei soggetti anche la ripetitivita' e la monotonia del lavoro, nonche' altri fattori quali i processi di lavoro usuranti (per esempio lavori in continuo, sistemi di turni, lavoro notturno) e quelli che comportano isolamento e mancanza di comunicazione con i colleghi (come ad esempio il lavoro di data entry ai videoterminali), la carenza di contributo al processo decisionale, l'assegnazione di mansioni eccessivamente complesse, l'eccessivo carico di responsabilita', la demotivazione causata dal venire meno di aspettative e aspirazioni, il senso di inadeguatezza e/o di inutilita' con una conseguente bassa autostima, l'affaticamento mentale per rumore, affollamento, difficili contatti con il pubblico, l'assenza di controllo da parte dei superiori, le situazioni di conflittualita' con i colleghi ed i superiori. Ma tutti questi problemi di salute legati allo stress, sembrano avere conseguenze negative anche sui datori di lavoro. "Una delle principali criticita'- conferma Marialori Zaccaria, presidente dell'Ordine degli psicologi del Lazio- e' rappresentata dal cosiddetto assenteismo: si pensi che in Europa, un milione di giornate lavorative all'anno sono perse a causa dello stress".
Cosa fare dunque per arginare il problema? "Per valutare tali situazioni e individuare adeguate contromisure- riprende la presidente Zaccaria- occorrono competenze complesse di natura multidisciplinare. Fino ad ora si sono occupati di sicurezza e salute sul lavoro soprattutto professionisti con formazione in ingegneria, architettura, nonche' medicina, molto spesso in difficolta' nel valutare i fattori psicosociali e organizzativi.
Gli psicologi, invece, hanno gli strumenti professionali per analizzare questi fattori e stabilire le misure da prendere per salvaguardare la salute mentale del lavoratore. La figura dello psicologo competente- conclude Zaccaria- e' infatti di fondamentale importanza al fine di una rilevazione tempestiva dei sintomi psicologici e comportamentali di situazioni di disagio psico-sociale connesse al 'clima' e all'organizzazione del lavoro. Con conseguenti benefici economico e sociali per le stesse aziende".
(Wel/ Dire)
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