AIDS. BOLZANO, NEL 2009 17 CASI DI INFEZIONE DA HIV, IN CALO
IL 50% DEI 'NUOVI' SIEROPOSITIVI E' TOSSICODIPENDENTE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Bolzano, 1 dic. - Anche a Bolzano l'Aids colpisce con violenza, ma il trend degli ultimi anni registra un decremento. È quanto emerge dal bilancio dell'assessorato alla Sanita' della provincia autonoma, reso noto oggi, in occasione della giornata mondiale per la lotta contro l'Aids. Nel 2009 i casi di infezione da Hiv sono stati 17: il 50% dei sieropositivi e' tossicodipendente, il 29% eterosessuale, il 18% omosessuale, il 2% ha avuto un rischio ematologico e l'1% dei casi e' legato alla trasmissione materna. I casi di Aids, cioe' l'evoluzione verso la malattia conclamata, nel 2009 sono stati 9, per un totale, dal 1985 ad oggi, di 273 casi in Alto Adige. "Grazie alle nuove terapie e alla prevenzione- sottolinea l'assessore Richard Theiner- i casi si sono progressivamente ridotti. Ma non bisogna assolutamente abbassare la guardia, sia sul piano dell'attenzione sia della sensibilizzazione". L'eta' media dei sieropositivi e' aumentata, passando 25 anni del 1985 ai 40 attuali, con i maschi leggermente piu' anziani rispetto alle femmine. "Se valutiamo pero' l'andamento nel tempo dei fattori di rischio vediamo che tra il 1985 e 1990 il 70-80% era tossicodipendente e solo il 20-30% era etero-omosessuale- spiega il dottor Raffaele Pristera', della Divisione malattie infettive del Comprensorio sanitario di Bolzano-. Con il passare degli anni tale rapporto si e' invertito tanto che quest'anno i tossicodipendenti sono solo il 12% dei sieropositivi, mentre il restante 35% e' costituito da omosessuali e il 50% da eterosessuali". Nella lotta all'Aids resta centrale la prevenzione, per cui Pristera' consiglia il test a tutte le persone che possono aver avuto situazioni a rischio, anche se dubbie, soprattutto a quelle nella fascia di eta' tra i 30 e i 50 anni: "Meglio fare un test in piu', anche per scrupolo, che uno in meno". Per le persone infette sono diversi i servizi offerti sul territorio altoatesino e gestiti dalla Caritas diocesana. Come Casa Emmaus a Laives che, unica in Alto Adige, accoglie persone sieropositive e malate di Aids. Dal 1997 piu' di 50 ospiti hanno vissuto qui: "Casa Emmaus non e' un luogo dove le persone vanno a morire, ma una casa dove si puo' vivere con dignita' e pienezza l'esistenza, fino all'ultimo momento- spiega Diego Vanzan, responsabile della struttura-. Le persone possono recuperare le forze, trovare un ambiente di quiete". È attivo poi il Servizio Iris, grazie a circa 20 volontari che affiancano i malati e combattono i pregiudizi della societa'. Infine, c'e' Binario 7: un drop-in, un punto di contatto nell'ottica della riduzione del danno e dell'aiuto alla sopravvivenza. (Wel/ Dire)
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