AIDS. ETEROSESSUALE DI 30-34 ANNI, NUOVO VOLTO HIV IN ITALIA
DIMINUISCE CONTAGIO TRA 'TOSSICI', CRESCONO CASI TRA LE DONNE.
(DIRE - Notiziario Sanita') Roma, 1 dic. - Eterosessuale tra i 30 e i 34 anni. E' questo il nuovo volto dell'Hiv-Aids in Italia secondo i dati presentati a Montecitorio dall'associazione 'Network persone sieropositive' (Nps Italia onlus) in occasione della giornata mondiale di lotta all'Aids. La proporzione di malati tossicodipendenti, spiega l'associazione, e' diminuita dal 69% nel 1985 all'8,6% nel 2008, mentre i casi attribuibili a trasmissione sessuale (eterosessuale e omosessuale) nello stesso periodo sono aumentati dal 13,3% al 74%, con un particolare aumento di contagio proprio tra eterosessuali, che oggi sono il doppio di quelli tra omo e bisessuali. E' da sottolineare poi il dato sulle donne: la porzione delle italiane con Hiv e Aids "e' quella che ha subito la crescita maggiore negli ultimi anni". Dai dati, che riportano le ultime stime del Centro operativo antiAids (Coa) dell'Istituto superiore di Sanita', emerge che se nel 1985 nel nostro Paese c'era un caso di Hiv femminile ogni 3.5 casi maschili, il rapporto e' oggi sceso a 2.5. Secondo i dati del Coa, in Italia quasi la meta' delle donne che hanno contratto la sindrome attraverso i rapporti eterosessuali e' stata contagiata dai partner di cui era nota la sieropositivita'. In pratica, si sono esposte al rischio pur sapendo che il compagno era malato, probabilmente sottovalutando le possibilita' di contagio e le conseguenze sulla salute. Questa invece la ripatizione geografica del contagio: l'incidenza dei casi di Aids nel 2007 e' stata maggiore in Lombardia e Liguria (3.4 ogni 100 mila abitanti), seguite da Emilia-Romagna e Toscana (2.9), Lazio e Marche (1.9). L'incidenza, invece, continua a essere mediamente piu' bassa nelle regioni meridionali e in particolare in Calabria (0.3), anche se la Basilicata segna un 2.2. Anche per l'Hiv il tasso piu' basso si registra al Sud, con 2.6 casi ogni 100 mila abitanti della Puglia nel 2008 contro i 9.5 dell'Emilia-Romagna e gli 8,7 del Lazio. Quanto agli stranieri presenti nel nostro Paese, i dati Nps sul contagio Aids, illustrati oggi alla Camera, rivelano che la quota con diagnosi di Hiv e' aumentata dall'11% del 1992 al 32% del 2008. Capitolo terapie: funzionano, ma solo il 34% le assume fin dalla diagnosi di sieropositivita'. Crescono poi le aspettative di vita per chi assume i farmaci antiretrovirali. L'Aids "resta una malattia mortale, da cui non si guarisce- spiega l'associazione- ma se il tasso di letalita' (cioe' il rapporto tra i decessi per anno di diagnosi e i casi diagnosticati in quello stesso anno) era pari al 94.4% nel 1985, al 72.5% nel 1995 e al 25% nel 2005, nel 2008 si e' registrata una diminuzione che ha portato il dato al 9%". Infine, in Italia, aumenta l'eta' media della diagnosi di infezione Hiv, passata da 26 anni per gli uomini e 24 anni per le donne nel 1985 a, rispettivamente, 38 e 34 anni nel 2008. Negli anni in cui non si sa di avere il virus, la malattia non viene curata e avanza verso la sua forma piu' grave. Aumentano, inoltre, le possibilita' di trasmettere l'Hiv ad altre persone. "Una situazione- conclude Nps- attribuibile probabilmente di una mancata percezione di essere a rischio di contagio. La diagnosi di infezione da Hiv in fase gia' avanzata di malattia rappresenta un evento ormai estremamente frequente: accade in piu' del 40% delle nuove infezioni". (Wel/ Dire)
|