Coronavirus, quarantena e disagio in onda su Psicoradio
"Quando lavorano non sono pazienti, cerchiamo emittenti per diffondere"
Roma, 31 mar. - "Sentivo un peso, facevo fatica a respirare: non capivo perche', poi ho realizzato che era ansia". "La radio e' uno dei modi per dare un senso e un sollievo a queste giornate di quarantena". "Ci sono dei momenti in cui anche solo parlare con qualcuno ti cambia il punto di vista". Le voci dei redattori di Psicoradio suonano chiare e limpide come sempre. Anche in questo periodo di quarantena, infatti, non si ferma la radio di Bologna fatta da pazienti psichiatrici, che oggi stanno realizzando pillole di cinque minuti declinando il tema della salute mentale, troppo spesso ignorato dai media mainstream.
"Nelle puntate cerchiamo di raccontare il nostro disagio durante questo periodo difficile- spiega uno dei redattori storici di Psicoradio, Lorenzo Albini, bolognese di 47 anni che vive con la madre e il fratello in un appartamento in centro-.
Stare in casa e non socializzare e' un po' invalidante e da un punto di vista psicologico lo considero una regressione. Prima stavo imparando a lavorare, ad avere delle responsabilita', a stare in mezzo alla gente: questo per me e' un passo indietro.
Comunque, penso che la quarantena di un redattore di Psicoradio sia molto simile alla quarantena degli altri: abbiamo tutti delle debolezze e delle fragilita', che in questo momento si manifestano in maniera piu' forte".
Psicoradio, la radio della mente, e' nata nel 2006 in collaborazione con Arte e Salute onlus e il Dipartimento di salute mentale dell'Azienda Usl di Bologna. Per continuare a realizzare i programmi anche durante il blocco totale delle attivita' dovuto all'epidemia di coronavirus, oggi i redattori registrano gli audio con il proprio smartphone e li montano attraverso programmi gratuiti installati sui loro computer.
I temi delle ultime puntate sono la paura, la quarantena, il linguaggio e gli stereotipi (come non si dovrebbe parlare del coronavirus?), ma anche suggerimenti di libri, film, musica, per addormentarsi "senza bisogno di sonniferi", mischiando cosi' serieta' e ironia. La redazione si "riunisce" a distanza con videochiamate attraverso la piattaforma Zoom: l'appuntamento e' due volte alla settimana, per discutere dei prossimi temi e della strutturazione dei programmi, ma anche semplicemente per chiacchierare e confrontarsi. "La riunione di redazione e' diventata un appuntamento che scandisce la settimana- spiega Cristina Lasagni, direttrice di Psicoradio-. È un momento di socializzazione e comunione importante: il ruolo terapeutico del fare radio e' fondamentale. Quando lavorano, queste persone non sono piu' pazienti, sono dei redattori veri e propri, e come tali devono portare avanti il loro compito anche nel bel mezzo della pandemia. Questo da' una spinta per andare avanti: chi ascolta le nostre puntate non capisce se a parlare e' un tutor o un paziente, e questo e' un grande risultato. Adesso stiamo cercando emittenti radio, siti e blog disposti a mandare in onda i nostri programmi, per diffondere queste storie che sono anche di pubblica utilita'". Non mancano comunque le difficolta', dovute all'utilizzo di programmi e piattaforme nuove, o al sentimento di isolamento che si crea stando a casa senza incontrare nessuno.
"Fare radio a distanza e' un po' frustrante, sia da un punto di vista lavorativo che da un punto di vista emotivo- conclude Lorenzo-. Mi mancano molto i rapporti interpersonali: per tenere i contatti con gli amici ho scaricato programmi che prima non usavo: Whatsapp, Facebook, Zooma' Ma non e' la stessa cosa. La cosa piu' difficile, quando registro la puntata, e' dialogare da solo, senza che ci sia qualcuno a farmi le domande. Eppure, teniamo duro e continuiamo a lavorare. Come diceva Toto', 'in questi momenti dobbiamo essere tutti pazienti.
Se non abbiamo pazienza, che pazienti siamo!'".
(Wel/ Dire)
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