Semplici (Tor Vergata): Rischio e' ampliamento disuguaglianze
Roma, 19 nov. - Ricchi e poveri hanno la stessa possibilita' di ottenere un'assistenza sanitaria di qualita', che sia appropriata ai loro bisogni e non alla loro capacita' di pagare per le cure di cui necessitano? I bambini italiani sono tutti uguali oppure c'e' il rischio di nuove disuguaglianze? Anche queste sono tematiche che chiamano in causa la bioetica, il cui ambito di azione e' un working progress.
"Quasi quotidianamente emergono problematiche nuove che non sono esclusivamente legate ai limiti dell'applicazione dei risultati del progresso scientifico in ambito medico e delle nuove tecnologie, ma alla questione dell'accessibilita', della disponibilita' dei nuovi strumenti diagnostici e terapeutici a seconda dei bisogni delle persone, per garantire a tutti un trattamento sanitario di qualita'. La nostra Costituzione risponde in maniera inequivocabile, nel senso che si deve applicare in modo uniforme su tutto il territorio nazionale. Il rischio, altrimenti, e' che si vadano ampliando le faglie di disuguaglianze non solo fra i popoli, ma anche all'interno dei singoli Stati". A parlare alla Dire, in occasione della presentazione dell'indagine della Societa' italiana di pediatria 'Bioetica e Pediatria, e' il bioeticista Stefano Semplici, professore di Etica sociale all'Universita' di Roma Tor Vergata.
La bioetica e' una creatura "strana- continua lo studioso- e per questa ragione particolarmente sfidante. Nasce dall'incrocio di un fascio di discipline e di competenze, ed e' comune che nei comitati di bioetica si incontrino medici, esperti di medicina legale, giuristi, filosofi e teologi. Questo non significa che si tratti di un ambito destinato a diventare terreno di confronto e conflitto. Il modo in cui facciamo bioetica- conclude Semplici- e' espressione significativa del modo in cui intendiamo la nostra cittadinanza condivisa".
(Red/ Dire)