Ciardi: Problema gruppi Whatsapp di giovanissimi senza controllo
Roma, 19 nov. - "Agli adulti dico di non arretrare rispetto al ruolo educativo che devono svolgere nei confronti dei ragazzi. Spesso l'adulto e' inibito dal fatto che i giovani siano tecnicamente piu' bravi di loro. In realta' ci dobbiamo contaminare anche noi con la tecnologia". Interviene cosi' Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni, intervistata dalla Dire in occasione dell'evento 'In rete con i ragazzi' a Roma.
"Anche gli adulti devono fare degli sforzi- prosegue Ciardi- per capire questo mondo e per comprendere che dare messaggi non e' necessariamente connesso al fatto di essere degli esperti digitali. Si possono dare dei giusti consigli e punti di riferimento anche senza conoscere approfonditamente l'uso dei dispositivi, delle tecnologie piu' moderne e dei social di nuovissima generazione".
Il web, tuttavia, resta "una grandissima risorsa- afferma la direttrice del Servizio Polizia postale- ha velocizzato e avvicinato tutto. Il problema vero, il rovescio della medaglia, e' che questa velocita' non deve condurci a un agire senza pensare. Il rischio e' che la velocita' si traduca in una forma di non complessita' assoluta: la facilita' con cui si mette un like, la facilita' con cui si posta una frase, un messaggio, con cui si insulta qualcuno senza averlo di fronte". Si aggiunga il fatto "di farlo da dietro uno schermo in cui siamo isolati sensorialmente, non abbiamo mediazioni attraverso noi e cio' che diciamo da soli, diventiamo editori di noi stessi. Tutto questo, invece- sottolinea Ciardi- deve indurci a cercare una forma di riflessione diversa, dobbiamo pensare prima di fare le cose sul web. Le conseguenze non sono meno gravi di quelle fatte nella vita reale". C'e' un un filosofo notissimo che ha coniato la locuzione molto espressiva 'onlife'. "Ormai non esiste piu' la differenza tra vita virtuale e vita reale, tutto e' strettamente intrecciato e di questo dobbiamo essere consapevoli e rendere consapevoli i ragazzi. Quello che facciamo on line e' reale- ripete- e nella vita reale ha le sue conseguenze".
Come agire allora sui gruppi WhatsApp che spopolano tra gli studenti, nelle scuole, senza controllo? "Li' e' il problema-conferma Nunzia Ciardi, direttrice del Servizio Polizia postale e delle comunicazioni- li' viene fuori il fattore educativo. La strategia repressiva, che pure deve esserci, sconta un deficit enorme. Qui e' la cultura che ci deve aiutare, la prevenzione. Non una prevenzione spot, da vetrina- avverte Ciardi- ma una prevenzione capillare che entri nelle scuole quotidianamente, che sia con i ragazzi e che induca i genitori a controllare in modo corretto l'attivita' dei figli, soprattutto se sono piccoli. Questi gruppi WhatsApp che stanno emergendo sono creati in genere da ragazzi giovanissimi, al di sotto dei 14 anni, e allora si sente la necessita' del controllo, si avverte e deve esserci".
I rischi concreti poi sono tantissimi. "Passiamo da rischi quali la pedopornografia on line al cyberbullismo, al revenge porn, alla diffusione di gruppi che incitano la bulimia, l'anoressia e tutte le patologie alimentari, fino alle truffe sentimentali e all'adescamento". Sul tema cyberbullismo, poi, "vediamo che c'e' una non consapevolezza del male che si sta facendo e delle conseguenze penali che si rischiano. È su questo che dobbiamo lavorare- conclude Ciardi- sul diffondere una cultura che renda concrete di fronte agli occhi dei ragazzi le conseguenze di quello che fanno".
(Red/ Dire)