Roma, 16 apr. - Nel Lazio, a Campagnano Romano, e' in funzione da qualche mese una nuova struttura che si occupa di adulti con disturbi dello spettro autistico. A parlarne al convegno sull'autismo, in corso all'Universita' la Sapienza di Roma, e' Antonio Di Ciaccia, presidente dell'Istituto Freudiano Lacaniano, fondatore negli anni '70 del centro Antenne 110 e riferimento per lavorare con tutta l'equipe del nuovo centro.
In che modo la psicoanalisi puo' essere di aiuto nell'autismo? "Puo' farlo solo a condizione che non venga applicata la cura psicoanalitica come la si intende normalmente. Si tratta di un metodo psicoanalitico senza il trattamento psicoanalitico. Lacan- spiega Di Ciaccia- aveva preconizzato che le scoperte psicoanalitiche potevano servire in altri settori, come nella medicina e nella politica. In questa psicoanalisi applicata rientra anche la mia 'Pratica a' plusieurs'".
Non e' un metodo "sostenuto da un operatore solo, ma da piu' persone. Il setting cambia- precisa- sono stati esclusi i locali e gli studi di psicoterapia. Solo i luoghi di vita. I bambini di cui mi occupavo in Antenne 110 erano autistici senza l'uso della parola, costantemente sfuggenti allo sguardo e alla voce, con stereotipie come unica attivita'. Spesso erano completati da oggetti fissi, che non avevano alcuna utilita' di oggetto transizionale. Posso confermare che piu' il livello autistico e' permeabile alla parola, piu si hanno delle possibilita' di miglioramento".
Sulle cause della sindrome, "abbiamo evitato di prendere i bambini con cause chiaramente organiche. Abbiamo accolto solo bambini dove la scienza medica era rimasta muta. Le nostre coordinate erano il desiderio e il godimento da mettere in moto nei bambini con autismo, non la rieducazione. L'educazione e la rieducazione- spiega lo psicoanalista- devono essere prese all'interno del contesto, per temperare il godimento. D'altra parte il godimento non vuol dire piacere, e' il risultato dell'impatto della pulsione sull'essere umano. La pulsione puo' rivelarsi impulsiva e avere forme autodistruttive. Il nostro compito- ricorda Di Ciaccia- oltre che temperare il godimento mortifero, deve far emergere un desiderio che non sia anonimo nel bambino".
Come avviene dunque la presa in carico in un istituto ispirato alla pratica a' plusieurs? "Si lavora in piccoli gruppi con piu' operatori nei luoghi di vita, con una attenzione particolare ai momenti dell'addormentamento e della sveglia. Si lavora sull'apprendimento, il teatro, la musica, il disegno e il gioco. La linea operativa di utilizzare riprende la trilogia di Lacan per la direzione della cura: tattica, strategia e politica", chiarisce Di Ciaccia. "La politica punta a fare emergere nel bambino autistico la sua soggettivita', singolarita'. Tende a far fronte all'insorgenza della pulsione non regolata a favore dell'emersione del desiderio". Per farlo occorre una strategia e una tattica: "La tattica rende operativa, momento per momento, la strategia in funzione della politica. Nel bambino autistico troviamo l'indifferenza e l'opposizione al desiderio dell'altro- afferma lo psicoanalista- ecco perche' si deve avere nella tattica una grande immaginazione, per saper inventare e stimolare la risposta nel bambino autistico".
Sappiamo che normalmente il desiderio si articola con il desiderio di un altro. Come possiamo farlo emergere nei bambini con autismo? "Qui la questione si complica e bisogna propendere verso strategie quali il canto, che ad esempio e' meno invasivo della parola, e non insistere con le domande", conclude.
Qui e' possibile guardare la videointervista.
(Wel/ Dire)