IdO: Non vogliono saperne di etichette cliniche e sfidano le leggi della natura
Roma, 9 apr. - 'I rompiscatole. Storie di giovani eroi senza mantello' e' il libro di Vittoria Iacovella (Risfoglia Editore ), che l'11 aprile uscira' in libreria pubblicato con il patrocinio di UNHCR. I protagonisti sono dieci ragazze e ragazzi, di ieri e di oggi, determinati a lottare con coraggio per un mondo piu' giusto. Le loro storie, dedicate a lettori piu' e meno giovani, parlano della realizzazione di un sogno, di un ideale da raggiungere a tutti costi.
Il racconto di ciascuna storia prende vita dal contatto dell'autrice con i protagonisti: la giornalista ha intervistato i ragazzi (a eccezione di due, Ruby Nell Bridges e Louis Braille), dando cosi' voce non solo alle loro biografie, ma anche ai loro pensieri ed emozioni. "Le storie cosi' delicatamente descritte da Vittoria Iacovella avrebbero potuto essere, da una prospettiva diversa, resoconti clinici di disturbi post-traumatici da stress con esito positivo. Le condizioni ci sono tutte: disabilita', bullismo, abuso, violenza, indifferenza e incapacita' di cogliere 'l'alterita'' anche quando si declina con progettualita' positive". Scrive Magda Di Renzo, responsabile del servizio Terapie dell'Istituto di Ortofonologia (IdO), che ha preso parte al progetto.
"'I rompiscatole', queste straordinarie creature che hanno saputo farsi guidare dal loro destino per andare oltre, non vogliono saperne di etichette cliniche, non si lasciano irretire dalle leggi dell'omologazione e sfidano persino le leggi della natura per raggiungere il proprio obiettivo. Sono storie di resilienza fuori dal comune- spiega la psicoanalista- quelle che possono essere attivate solo al cospetto di grandi vocazioni o in risposta alla dimensione di 'Male' estremo. E cosi', con una narrazione leggera che va dritta al cuore delle cose, rinunciando a fin troppo facili sentimentalismi o a scontati sguardi critici sul mondo, l'autrice Vittoria Iacovella presenta questi ragazzi come dimostrazione dell'inarrestabile forza sprigionata da una scintilla individuale. Perche' le grandi imprese richiedono impegno e determinazione, ma non devono essere appesantite da recriminazioni, da lamenti anche giustificati che pero' obnubilano la mente, da nostalgie piu' che lecite che pero' lacerano il cuore, da giustificazioni che si appellano al diritto ma che finiscono troppo spesso in sterili moralismi".
Le grandi imprese "richiedono la leggera profondita' del perdono, la capacita' di essere semplicemente in rapporto con se' stessi, con le proprie energie corporee per sentire, ad ogni passo, che c'e' ancora la possibilita' di farne un altro e poi un altro ancora- prosegue Di Renzo- la possibilita' di continuare a volare con l'immaginazione anche quando tutto si oppone alla realizzazione della propria utopia. Perche' l'impresa ha valore per se' stessa e non per il plauso che ricevera'. La leggerezza del racconto quindi attribuisce a ogni ragazzo il grande spessore umano di cui e' portatore, quello spessore che gli consente di volare, senza la pesante zavorra del rimpianto, verso mete che superano anche la fantasia".
Jung dice "Il bene va scelto" e va scelto con "un leggero ma inequivocabile atto di volizione che sappia trascendere le oscure forze del Male che agiscono malgrado noi. Il bene va scelto nonostante la natura non sia stata benefica, nonostante l'ambiente si sia mostrato abbandonico e, soprattutto, nonostante la violenza subita. Il bene va scelto, non arriva da solo e non necessariamente arriva dall'esterno.
Salvare vite, proteggere l'ambiente dalla tendenza distruttiva dell'uomo, migliorare la comunicazione stimolando a nuovi apprendimenti, promuovere speranze attraverso la propria testimonianza ha trasformato la possibile condizione di sopravvivenza di questi ragazzi in un modello esemplare di dignita' umana. Possiamo dire con Hillman che la 'quercia' era gia' nella 'ghianda' di ciascuno di loro e che gli eventi avversi non hanno prodotto gli esiti clinici negativi immaginabili proprio grazie a quella vocazione a diventare 'quercia' che premeva dall'interno come spinta individuativa. Non quindi storie scritte clinicamente al futuro anteriore- rimarca la studiosa- come direbbe ancora l'Autore, ma vicende che esitano in un futuro migliore del presente".
Vocazione, termine desueto che sa di antico, diventa quindi, in queste pagine, realizzazione di una visione "superiore" oltre che simbolo di speranza. "Ridare diritto di cittadinanza alla vocazione anche come 'chiamata' dall'interno significa offrire ai ragazzi del nostro collettivo una potenza immaginativa in grado di andare oltre il disfattismo, il vittimismo e il nichilismo che gli adulti hanno contribuito a creare negli scenari attuali per rieditare il futuro come luogo delle possibili trasformazioni. In un panorama come il nostro, completamente attestato in quello che Rushof definisce presente continuo, con hashtag che invadono l'attimo producendo una cattiva infinita' senza produrre continuita' storica, le vicende raccontate in questo libro rappresentano pietre miliari- conclude Di Renzo- per poter aiutare i ragazzi a comprendere che il presente non si esaurisce in un attimo ma che in un attimo si puo' decidere di cercare la rotta per il futuro".
(Wel/ Dire)