Per lavorare globalmente sulle funzioni principali del bambino
Roma, 25 set. - "Gli psicomotricisti devono conoscere in primo luogo la storia clinica del bambino, andando nel dettaglio della patologia". Va dritta al punto Celeste Pellegrini, direttrice della Scuola di Psicomotricita' (Ipse) di Varese, parlando alla Giornata di studio dell'Istituto di Ortofonologia a Roma.
"In secondo luogo- continua la direttrice- e' importante andare a conoscere la storia relazionale, affettiva e del mondo nel quale il bambino ha vissuto fino al momento in cui e' entrato nel nostro studio".
Pellegrini si spiega meglio raccontando un caso clinico: "Luca e' un bambino nato con la spina bifida, una grave malformazione che prevede una fuoriuscita del midollo spinale a livello della colonna vertebrale. È stato abbandonato in ospedale dopo 14 interventi chirurgici, trascorrendo i primi 3 anni di vita accudito in modo adeguato dal punto di vista medico e infermieristico, ma dal punto di vista delle cure affettive e materne e' stato deprivato di un ambiente familiare adeguato alla crescita di ogni bambino".
In questo contesto ambientale la psicomotricita' e' "intervenuta globalmente, andando a lavorare su tutte le funzioni principali dell'individuo. Luca- aggiunge la direttrice dell'Ipse- ne aveva bisogno sia sulle funzioni motorie che su quelle cognitive. Si percepiva solo come bambino malato e non utilizzava le potenzialita' del proprio corpo che aveva sane.
Poteva sviluppare tante funzioni che ora gli permettono di essere molto piu' autonomo nella vita di tutti i giorni e nell'ambiente in cui si trova adesso, ma che prima erano silenti".
Passando alle funzioni cognitive, "adesso Luca conosce il concetto di famiglia e di casa stabile- ricorda Pellegrini- perche' l'ambiente che lo ha accolto era l'ospedale".
In sintesi, lo psicomotricista e' una figura professionale che deve, quindi, "essere capace di avvicinarsi a qualsiasi patologia il bambino possieda. Se non la conosce, deve avere gli strumenti tecnici per approfondirla- precisa Pellegrini- perche' e' l'ambiente nel quale si e' venuta a costituire la personalita' del bambino, le sue esperienze, ha mediato la sua vita".
Un bambino con la spina bifida "avra' esperienze di vita diverse rispetto a un bambino autistico, che presenta tutta un'altra problematica. È fondamentale la preparazione dello psicomotricista in questo senso. Bisogna applicarsi molto e avere anche l'umilta' di dire- conclude la direttrice dell'Ipse- 'Non so questa cosa, faccio un passo indietro rispetto a quello che non so e vado a studiare ancora, anche se ho 30 anni di esperienza alle spalle come psicomotricista'".
(Wel/ Dire)