Trapolino (npi Ospedale Di Cristina): Oltre che pratica e' modo di essere
Roma, 25 set. - "La psicomotricita' non e' solo una pratica terapeutica, e' un modo di intendere, vivere e conoscere il bambino. È una strategia attraverso cui poter dare un senso ai molteplici comportamenti che un bambino esprime nel corso della sua vita e che puo' modificare attraverso tutte quelle che sono le modificazioni sia psicologiche che fisiche. È una prospettiva inscindibile nell'approccio al bambino". Ad affermarlo alla Dire e' Emanuele Trapolino, neuropsichiatra infantile e direttore dell'Unita' operativa semplice di Neurologia neonatale dell'Ospedale Giovanni Di Cristina (Arnas) di Palermo, intervenuto alla Giornata di studio promossa dall'Istituto di Ortofonologia oggi a Roma.
Lavorare con la psicomotricita' nei bambini 0-3 anni vuol dire "integrare il senso della psicomotricita'- aggiunge Trapolino- ovvero rispondere ai bisogni piu' elementari ma fondamentali del bambino attraverso l'accudimento, il coccolamento e tutti quei movimenti naturali che un genitore possiede e applica in modo assolutamente spontaneo e che, invece, hanno un significato, oltre che strutturale, maturativo fondamentale".
Si parte da un concetto di piacere. "Il piacere e' un qualcosa che ha a che fare con l'identita'- replica il medico- e il piacere sensomotorio esprime la dignita' dell'identita' del bambino. Identita' vuol dire stare dentro un corpo che ti protegge e anche usare questo corpo per diventare un Io agente, capace di interagire con il mondo e attraverso questa interazione col mondo creare la propria personalissima proposta relazionale".
La paura di cadere e' l'inizio della storia nel mondo di ogni persona. "Perdere l'equilibrio e' qualcosa di antico, e il perdere l'equilibrio accompagna un po' tutti nel corso della vita. La risoluzione di questa angoscia atavica- fa sapere Trapolino- sta nell'aver avuto la capacita' di aver provato piacere nel perdere l'equilibrio per poi riprenderlo".
Nel corso della sua storia il neuropsichiatra infantile di Palermo si e' dovuto inventare una rieducazione per il prematuro. Trattandolo ha imparato ad osservarlo, rispettarlo e a non giudicare il movimento, ma ad accompagnarlo nella sua traiettoria evolutiva. "Il desiderio smarrito mi sta a cuore come argomento e il tempo della psicomotricita' si articola sul recupero di questo desiderio smarrito che intercettiamo in molti dei nostri bambini. Lo sentiamo- continua Trapolino- ma non sappiamo come recuperarlo, lo approcciamo e lo perdiamo perche' e' come se lo celassero. È una sensazione strana che puo' determinare la scelta di strategie piu' pragmatiche e utili ai fini di alcuni funzionamenti. Questo desiderio non va mai perduto, anzi va strutturato e sostenuto- chiarisce il medico- va materializzato anche attraverso il corpo e il nostro corpo. Il desiderio smarrito e' proprio l'obiettivo di un atto psicomotorio". Questo perche' "la psicomotricita' sta nel nostro atteggiamento- conclude il neuropsichiatra infantile- oltre che pratica rieducativa e' un modo di essere, attraverso il quale e' possibile approcciare al bambino rispettandolo".
(Wel/ Dire)