Fondazione Igea: Tenere il cervello in esercizio. 21/9 giornata Alzheimer
Roma, 18 set. - Per non invecchiare bisogna differenziare gli interessi e relazionarsi con gli altri. "Andiamo in palestra per allenare i muscoli e allontanare le malattie? La stessa cosa dobbiamo farla con il cervello, che e' un organo particolarmente pigro. Se lo lasciamo a se stesso si annoia subito, si addormenta immediatamente e con lui tutte le nostre funzioni". A dare consigli e' Giovanni Anzidei, vicepresidente della Fondazione Igea Onlus (www.fondazioneigea.it), nata per promuovere e mettere a disposizione di tutti il protocollo di trattamento 'Train The Brain' sviluppato al CNR che, senza utilizzare farmaci, produce risultati. È stato ideato dal neurofisiologo Lamberto Maffei, gia' presidente dell'Accademia dei Lincei, e si configura come una vera e propria palestra della mente ottenendo il successo nell'80% dei casi trattati.
"Rita Levi Montalcini diceva che se il cervello lavora sodo si rinnova continuamente anche dopo gli 80 anni- continua Anzidei- perche', al contrario di tutti gli altri organi, puo' continuare a migliorare e progredire. La riserva cognitiva delle connessioni dei vari neuroni e' un qualcosa che si riesce sempre a stimolare e a far crescere".
Quindi e' importantissimo tenere il cervello in esercizio.
Come? Praticando tutte quelle attivita' di gruppo, al chiuso e all'aperto, dal teatro, alla pittura e a tutto cio' che stimola la relazione. "Il migliore esercizio e' parlare- rivela Anzidei- interloquire con altre persone. Di fronte ad un'altra persona siamo continuamente stimolati a verificare se quello che diciamo puo' interessare o meno. Se il mio interlocutore mi stara' antipatico cerchero' di sganciarmi, al contrario cerchero' condizioni per rivederlo in futuro se mi risulta simpatico.
Questa e' una ginnastica che fa il cervello inconsciamente e che ci mantiene attivi. Cio' che fa malissimo sono le attivita' che si svolgono da soli, o passivamente come il guardare la tv".
Le patologie neurodegenerative riguardano in Italia 1 milione 200 mila malati, di cui il 70% (800 mila) ha l'Alzheimer. Poi c'e' un altro milione e 200 mila malati che non sa di avere la malattia perche' ancora non ha i sintomi. "Le patologie neurodegenerative lavorano al buio per un periodo lunghissimo, fare i controlli e' fondamentale e con 'Train the brain' della Fondazione Igea abbiamo effettuato dal 2017 a oggi oltre 1.000 controlli", ricorda il vicepresidente.
Il 21 settembre ricorre la Giornata mondiale dell'Alzheimer. Non se ne conosce ancora l'eziologia, ma si sa che questa malattia distrugge i neuroni del cervello e interrompe le sinapsi (i collegamenti tra i neuroni). Il cervello attiva, di conseguenza, i neuroni superstiti, che faranno un doppio lavoro per compensare quelli colpiti. Chi e' malato non lo sa perche' non ha sintomi e la patologia continua a lavorare nel silenzio distruggendo i neuroni per molti anni, finche' quelli superstiti saranno pochissimi e non ce la faranno piu'. Non si tratta di un'incubazione, la patologia puo' esordire fino a 20 anni prima in modo perfettamente attivo e senza nessun periodo di latenza.
Nel mondo ci sono 47 milioni di persone malate di Alzheimer e gli esperti delle Accademie Scientifiche, riunitesi in occasione dell'ultimo G7, hanno ricordato ai capi di Stato e di governo che le malattie neurodegenerative costituiscono "uno tsunami che sta per abbattersi sull'umanita'". La previsione e' che si triplicheranno i malati nei prossimi 20-30 anni, passando da 47 milioni a 135 milioni nel 2050, perche' il principale fattore di rischio della malattia e' dato dall'avanzamento dell'eta'.
Un campanello di allarme su un eventuale deficit e' lo stato cognitivo che cambia con l'eta'. "Ci sono dei test neuropsicologici in grado di misurare i possibili deficit cognitivi anche quando la persona non si accorge di particolari segnali. Attenzione- avverte il vicepresidente della Fondazione Igea- misurare un deficit cognitivo con un test neuropsicologico non significa fare una diagnosi di Alzheimer, ma solo una valutazione dello stato cognitivo. Nel caso in cui si evidenziasse poi un deficit, allora bisognerebbe procedere con gli opportuni approfondimenti. Questo perche' le cause possono essere varie- spiega- e per arrivare ad individuare un malato di Alzheimer bisognera' calcolare un ventaglio di analisi da effettuare anche con test clinici. Solo in questo modo sara' possibile indicare quelle persone che nell'arco dei prossimi 5-6 anni potranno cadere nella patologia. Il primo passo e' quindi la prevenzione- assicura l'esperto- bisogna rendersi conto che eseguire un controllo dello stato cognitivo e' come fare una mammografia".
'Train The Brain' e' stato sperimentato per 4 anni presso gli Istituti di Fisiologia Clinica e di Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche, in collaborazione con l'Universita' di Pisa. La prima sperimentazione e' stata effettuata su persone individuate a rischio di Demenza di Alzheimer. Adesso sta partendo una seconda applicazione di Train the Brain con l'Universita' La Sapienza di Roma, per ripetere la stimolazione cognitiva contro l'invecchiamento del cervello. Stiamo reclutando le persone che potranno partecipare alla sperimentazione", conclude Anzidei.
(Wel/ Dire)