Aba non e' trattamento specifico. Modulare approcci su situazione clinica
Roma, 23 ott. - "C'e' un aspetto fuorviante in tutta questa storia". È il primo commento di Enrico Nonnis, neuropsichiatra infantile e direttore dell'Unita' Complessa di Salute mentale dell'eta' evolutiva della Asl Roma 3, sull'ordinanza con cui il Tribunale civile di Roma ha condannato l'Asl Rm2 a sostenere le spese delle cure Aba future a un bambino di cinque anni, stabilite in 40 ore settimanali per 48 mesi.
"Questa ordinanza non lede solo la liberta' di prescrizione del medico, ma pone un problema di ore di terapia- spiega il neuropsichiatra infantile- poiche' questo bambino gia' seguiva delle ore di terapia che non sono state considerate sufficienti. Ed e' improprio considerare le 40 ore come una terapia. Si tratta piuttosto di una cornice psicoeducativa con valenze terapeutiche anche forti in certi momenti, pero' non e' una terapia seguita per 6 ore al giorno. Non coinvolge solo i terapisti specifici e specializzati in un metodo riconosciuto, che sia l'Aba o altri, deve considerare anche la famiglia, la scuola e tutti gli attori che girano attorno al bambino. Per questo motivo chiamare le 40 ore 'terapia' e' fuorviante- ripete Nonnis- sono interventi psicoeducativi che a seconda dell'eta' del bimbo hanno una valenza terapeutica piu' o meno importante, ma sono inseriti in una cornice h24. L'autismo e' un modo di essere e ha bisogno di una attenzione coerente per tutta la giornata e ovunque il soggetto si trovi. Parlare di quaranta ore di terapie in senso classico sarebbe una tortura- afferma Nonnis- come dare un kg di antibiotico al giorno".
Tornando sulle terapie, il direttore dell'Unita' Complessa di Salute mentale dell'eta' evolutiva della Asl Roma 3 chiarisce: "L'Aba non e' un trattamento specifico per l'autismo. È una procedura che ha delle validita' importanti nelle situazioni di disabilita' (come la disabilita' intellettiva e i comportamenti problema). È una modalita' che puo' essere utilizzata anche in certi autismi. Il giudice non puo' entrare nel metodo del tipo di terapia, anche se e' uno degli interventi previsti dalla linea guida. Nell'autismo, ripeto, e' un po' fuorviante parlare di terapia se non si considera un discorso che coinvolga come una cornice tutta la giornata del soggetto con autismo. La condizione dell'autismo si riflette per tutta la vita quotidiana della persona, e non possiamo definire come terapia un'attenzione educativa importante che, in certi momenti, prevede un discorso terapeutico".
Piu' che Aba "si dovrebbe parare della terapia cognitivo comportamentale, che ha dei riconoscimenti- aggiunge il neuropsichiatra infantile- ma non esiste una terapia unica e giusta. Le terapie devono essere modulate a seconda della situazione clinica. Ormai si parla di autismi, di sindrome e di spettro. Le condizioni cliniche possono essere molto diverse tra i vari soggetti coinvolti nel disturbo ed e' evidente che le terapie siano modulate a seconda della situazione clinica".
La linea guida sull'utismo elaborata dall'Istituto superiore di Sanita' e' "in via di ridefinizione e il trattamento cognitivo comportamentale e' uno dei metodi riconosciuti. Ce ne sono anche altri che possono avere un'evidenza scientifica e possono dare un'impronta piu' ecologica, come quelli applicati in eta' prescolare negli asilo nido e nella scuola dell'infanzia. Penso all'Early Start Denver Model- precisa il medico- un metodo terapeutico evolutivo con una valenza psicoeducativa ed ecologica. Permette un intervento precoce e per obiettivi nel gruppo classe, coinvolgendo il personale gia' presente nella scola".
Enrico Nonnis ha portato nelle scuole d'infanzia e negli asili nido di Fiumicino l'Early Start Denver Model. "Utilizziamo il gioco, un'attivita' socializzante e comunicativa, in presenza di educatori, insegnanti di sostegno o assistenti educativi e sotto la supervisione di operatori ben formati. È previsto il contatto con il pediatra per riconoscere precocemente le situazioni a rischio, in accordo con i servizi del Comune di Fiumicino.
L'obiettivo e' prevenire le difficolta' di inserimento del bambino, mentre la chiave e' garantire una supervisione costante per tutto l'anno da parte di uno psicoterapeuta esperto".
Nonnis punta ad offrire "una coerenza degli interventi quotidiani, dalla scuola alla casa, senza trascurare il momento terapeutico del bambino nella stanza di terapia. In questo modo- assicura- raggiungiamo piu' di 40 ore e a costi piu' sostenibili, poiche' molte delle figure coinvolte sono gia' pagate. Il sistema sanitario a quel punto puo' fornire uno psicoterapeuta esperto che fa parte del sistema sanitario, che puo' seguire un certo numero di situazioni".
I risultati si vedono: "Un ottimo inserimento dei bambini con disturbi dello spettro autistico nel gruppo classe e la prevenzione dei comportamenti problema che isolano i piccoli. La scommessa e' ridurre il piu' possibile l'affastellamento delle problematiche aggiunte. Se il bimbo tende ad isolarsi avra' meno possibilita' di espandere il suo corredo cognitivo. In una situazione, invece, in cui c'e' un inserimento ecologico in un gruppo educativo, come nella scuola, le possibilita' di espansione della conoscenza sono maggiori. Inoltre, la generalizzazione di quello che si apprende e' uno dei problemi nell'autismo. L'approccio cognitivo comportamentale prevede una sorta di addestramento e quindi il bambino fa certe cose molto bene in un contesto noto, ma se si trova in un altro luogo non e' detto che riesca a riprodurle. A scuola invece- conclude Nonnis- quello che il piccolo apprende, riuscira' poi ad esportarlo anche in altre situazioni, come al parco giochi con i bambini".
(Wel/ Dire)